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Quando ero al governo mi dissero: sei ministro e parlamentare, se l’ultimo giorno ti dimetti da deputato, la tua pensione viene ricalcolata e hai diritto a percepire 10mila euro lordi mensili, ovvero 6mila euro netti. Io ho rinunciato e sono andato in pensione con 2.350 euro netti, che sono il frutto di una carriera di 40 anni”. Lo ha detto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, intervenendo al forum “Il futuro delle libere professioni e il ruolo delle Casse di previdenza” promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, guidata da Luigi Pagliuca.

“La politica, in generale, ignora i problemi legati alla previdenza – ha aggiunto Damiano -, purtroppo non c’e’ sufficiente competenza. C’e’ molta superficialita’ sui temi che riguardano le Casse dei professionisti, perche’ sotto la spinta di una situazione difficile, in cui occorre far quadrare i conti, si tende a mettere mano dove si pensa che ci siano piu’ risorse, ma senza discernere”.

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Positivo il giudizio del presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati per il via libera al decreto legge milleproroghe: "sono state corrette alcune storture della Legge Fornero".

Kamsin Sul Milleproroghe, provvedimento sul quale oggi pomeriggio l'Aula della Camera darà il primo via libera, è stato conquistato un risultato importante per le partite iva per il quale abbiamo lungamente combattuto”. Ad ribadirlo, in una nota, è l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati che ha lavorato intensamente alla soluzione della vicenda. "I temi pricincipali riguardano proprio i contribuenti minimi e le aliquote contributive per partite IVA, due questioni che hanno un elemento unitario nel riguardare almeno in parte gli stessi soggetti, ma hanno origine tematica diversa. Per i contribuenti minimi l'origine è la legge di stabilità; si è stanziato quasi 1 miliardo per ampliare l'area del regime forfettario, introducendo però significative modifiche al sistema, modifiche che hanno penalizzato alcuni, soprattutto giovani con partita IVA.

La proroga attraverso un emendamento Sottanelli del vecchio sistema come opzione – si può scegliere tra il nuovo e quello precedente sottolinea Damiano – sana questo errore della legge di stabilità. Diversa è la questione delle aliquote previdenziali: le normative in vigore prevedono un graduale adeguamento delle stesse che le porterebbe dal 27 per cento al 30 per cento nel 2015, poi al 31 per cento nel 2016 e al 32 per cento nel 2017.

La ratio in un sistema previdenziale e contributivo è quella di aumentare i contributi per avere pensioni più adeguate, un costo attuale che ha un ritorno in futuro. Tuttavia la crisi economica è pesante anche per questi lavoratori e, già nel 2014, si è mantenuta l'aliquota al 27 per cento anziché portarla al previsto 28 per cento, un salto di 3 punti in un anno – dal 27 al 30 per cento – sarebbe troppo elevato; si proroga il 27 per cento anche per il 2015, nel 2016 si va al 28 e nel 2017 al 29. È un costo elevato per la finanza pubblica, 120 milioni per ciascun anno, ma si è ritenuto di dover dare priorità a questa questione. Vi sono le firme di parlamentari di tutti i gruppi sugli emendamenti che, riformulati con il contributo determinante del Governo, sono stati approvati".

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Per il contratto a tempo determinato resterà l'attuale limite massimo di durata di 36 mesi. L'associazione in partecipazione sarà superata, così come il lavoro ripartito (job sharing), mentre il tetto d'importo per i voucher sarà alzato. 

Kamsin Iniziano a delinearsi in modo più netto i contorni del decreto sul riordino delle tipologie contrattuali che il governo ha messo a punto in attuazione della delega sul Jobs act e che sarà varato  dal Consiglio dei ministri nella giornata di domani.

Per il contratto a tempo determinato resterà l'attuale limite massimo di durata di 36 mesi, contrariamente a quanto si era ipotizzato. Dovrebbe andare in soffitta l'associazione in partecipazione così come il lavoro ripartito (job sharing), mentre si potranno continuare ad usare il contratto di somministrazione e il lavoro a chiamata. Il Governo conferma poi l'addio alle collaborazioni a progetto: non si potranno fare nuovi contratti Co.co,pro, e nel periodo transitorio gli attuali Cocopro verranno portati a scadenza. Per quanto riguarda i voucher sarà rivisto al rialzo il tetto d'importo e con utilizzo della tecnologia il lavoro accessorio sarà tracciabile. Sull'apprendistato, infine, si punta a semplificare il primo livello (per il diploma e la qualifica professionale) e il terzo livello (alta formazione) per spingere sull'alternanza scuola-lavoro.

L'altra novità riguarda le mansioni: in presenza di una ristrutturazione o riorganizzazione aziendale l'impresa potrà modificare le mansioni del lavoratore fino ad un livello, senza toccare il trattamento economico.

Oltre al decreto sul riordino dei contratti, il consiglio dei ministri di venerdì, varerà anche l’altro decreto attuativo del Jobs act che istituisce l’Agenzia unica delle ispezioni con l’accorpamento delle funzioni di controllo attualmente svolte da ministero del Lavoro, Inps e Inail. Sembra, invece, in forse il Dlgs sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (restano da sciogliere ancora alcuni nodi sulle coperture).

Il Cdm dovrà darà pure il via libera definitivo ai due Dlgs sul contratto atutele crescenti e sulla nuova Aspi, provvedimenti sui quali in settimana è arrivato l'ok delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato.  

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I freelance e le partite Iva ottengono la proroga nel 2015 del vecchio regime dei minimi e delle aliquote contributive nella gestione separata.  Ma nel 2016 il tentativo di estorcergli risorse con le leve del fisco e della previdenza ricomincerà come e più di prima.

Kamsin Dopo quattro mesi di battaglia contro il governo Renzi, condotta con appelli e campagne su twitter a suon di hashtag, le associazioni dei lavoratori indipendenti Acta, Alta Partecipazione e Confassociazioni hanno ottenuto un primo successo politico. Oltre ad una rateazione per le cartelle Equitalia e a una discussa «miniproroga» sugli sfratti, le commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera hanno recepito l'emendamento che rimedia all'incredibile pasticcio sulla riforma del regime dei minimi per le partite Iva sotto i 35 anni.

Dal primo gennaio chi aprirà una posizione fiscale, percependo guadagni inferiori ai 30 mila euro, potrà scegliere se optare per il nuovo regime dei minimi oppure per il vecchio. Quest'ultimo prevede l'aliquota Irpef al 5% per gli under 35 o nei primi cinque anni di attività, sotto 30mila euro di fatturato. Il nuovo regime, invece, è di natura forfettaria con un'unica imposta sostitutiva al 15% e soglie che variano da 15 mila euro per il lavoro della conoscenza a 40 mila euro per il commercio o l'artigianato.

I Requisiti per l'ingresso nel vecchio regime dei minimi. I soggetti in possesso dei requisiti potranno, dunque, avvalersi per l'anno 2015 dei previgenti regimi agevolati per i contribuenti «minimi». Si tratta dei seguenti regimi agevolati del regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, che prevede un limite dei ricavi di 30 mila euro e l'aliquota sostitutiva del 5 per cento; tale regime interessa coloro che intraprendono una nuova attività ovvero che l'abbiano iniziata a partire dal 31 dicembre 2007, per il periodo d'imposta in cui l'attività è iniziata e per i quattro successivi ovvero fino al compimento del trentacinquesimo anno d'età (articolo 27 del decreto-legge n. 98 del 2011).

In particolare sono richiesti i seguenti requisiti: il contribuente non deve aver esercitato attività artistica, professionale ovvero d'impresa (anche in forma associata o familiare) nei tre anni precedenti l'inizio dell'attività; l'attività da esercitare non deve costituire una mera prosecuzione di altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, salvo il caso in cui l'attività precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria per l'esercizio di arti o professioni; nel caso di prosecuzione di un'attività d'impresa precedentemente svolta da altro soggetto, l'ammontare dei ricavi realizzati nel periodo d'imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non deve aver superato i 30.000 euro.

Per la relativa copertura finanziaria si prevede che agli oneri derivanti (pari a 9,6 milioni di euro per il 2015, 71,4 milioni per il 2016, 46,7 milioni per gli anni 2017, 2018 e 2019, 37,1 milioni per il 2020) si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica. Sono altresì previste maggiori entrate (24,7 milioni per l'anno 2012) che affluiscono al medesimo Fondo.

I due regimi dei minimi in pratica coesisteranno durante il 2015. Si tratta di una soluzione di fortuna trovata dal governo (su impulso di Scelta Civica) per rimediare a quello che Renzi ha definito il suo «clamoroso autogol». Però senza un intervento razionale, nel 2016 il caos ritornerà.

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A seguito della Determinazione commissariale n. 9 del 17 febbraio, il dott. Antonello Crudo, direttore della Direzione centrale Pensioni, assume l’incarico di Direttore generale facente funzioni a decorrere dal 16 febbraio 2015. E' quanto precisa una nota diffusa in giornata dall'Inps. Kamsin Crudo succede a Mauro Nori il cui mandato era scaduto il 31 dicembre dello scorso anno. Resta da capire se questa soluzione vada letta come un percorso di avvicinamento a quella definitiva, che vedrebbe quindi Crudo insediarsi con i pieni poteri alla guida della tecnostruttura Inps, o se invece si tratti di un assetto temporaneo in una situazione ancora di stallo.

La nomina dovrebbe ora accelerare il processo di transizione all'Inps in vista soprattutto delle importanti scadenze connesse all'attuazione dei provvedimenti del governo, che si aggiungono alle impegnativa attività ordinaria in tema di previdenza e di assistenza. Si va dall'avvio del cosiddetto bonus bebè, per il quale l'istituto è chiamato a raccogliere le domande dei genitori interessati (per i figli nati o adottati tra il primo gennaio di quest'anno e il 31 dicembre 2017) fino alla gestione della complessa operazione che permetterà ai lavoratori dipendenti che lo desiderano di trasferire nella propria busta paga i versamenti del Trattamento di fine rapporto. Poi ci sono le norme attuative del taglio alle pensioni d'oro, attuate con la legge di stabilità 2015, e lo stop alla penalizzazione su cui si attendono le disposizioni normative.

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