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Dal prossimo anno i lavoratori del settore privato, con esclusione delle badanti e dei lavoratori agricoli, potranno chiedere l'anticipo del TFR in busta paga in via sperimentale a costo zero per le imprese.

Kamsin "In via sperimentale, in relazione ai periodi di paga decorrenti dal 1 marzo 2015 al 30 giugno 2018, i lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici ed i lavoratori del settore agricolo, che abbiano un rapporto in essere da almeno 6 mesi presso il medesimo datore di lavoro" possono richiedere "di percepire la quota maturanda" del tfr "compresa quella eventualemnte destinata ad una forma pensionistica complementare" tramite "liquidazione diretta mensile" come parte integrativa della retribuzione.

E' quanto si legge nella bozza della legge di stabilita' varata dal Consiglio dei ministri. Il governo dà dunque il via l'operazione anticipo TFR.  Il meccanismo prevede il coinvolgimento degli istituti bancari che saranno chiamati ad anticipare alle imprese le risorse per il pagamento del TFR con la stessa remunerazione garantita oggi al Tfr in azienda, cioè l'1,5 per cento più lo 0,75 per cento del tasso di inflazione. In caso di mancata restituzione delle somme da parte dell'azienda, secondo quanto si apprende nelle bozze, alla scadenza del finanziamento la banca si potrà rivolgere all'Inps sul fondo di garanzia. Che sarà ulteriormente rafforzato con una garanzia pubblica di 100 milioni di euro.

Il provvedimento sarà operativo non prima di metà 2015 all'esito dell'adozione di appositi regolamenti attuativi che prevedono il coinvolgimento dell'Associazione bancaria italiana, ed avrà effetto retroattivo dall'inizio dell'anno. Pertanto i lavoratori potrebbero riscattare il TFR conseguito nel 2014 ed ottenerlo in busta paga in una unica soluzione.

Potrà beneficiarne anche chi aderisce al Fondo di previdenza integrativa. Ne restano esclusi invece i lavoratori del pubblico impiego.

Zedde

La tassazione sui fondi pensione passa dall'11,5% al 20%, mentre quella delle Casse di previdenza dal 20 al 26%. Aumenta anche la tassazione per fondazioni bancarie e rendite vitalizie.

Kamsin Il governo sarebbe pronto ad una stretta sulla previdenza privata e complementare. La legge di stabilità prevede, secondo le prime bozze, per le casse di previdenza delle professioni l'incremento  della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento, un livello che sarà equiparato agli investimenti effettuati da qualsiasi altro investitore privato. Sale anche il prelievo sui fondi di previdenza complementare ai quali fisco chiederà non più l' 11,5 per cento ma il 20 per cento.

Le novità tuttavia potrebbero tornare in discussione in occasione della discussione parlamentare da qui a dicembre. Particolarmente dura dunque la manovra sulle casse di previdenza private che vedranno l'asticella del prelievo raggiungere il 26 per cento come era stato previsto in un primo tempo con la riforma le rendite finanziarie della scorsa primavera.

Un aumento dovrebbe interessare anche la tassazione per le fondazioni bancarie  e sulle rendite vitalizie anche se al momento si attende ancora un riscontro nella legge ufficiale. 

Il rincaro è una brutta notizia per tutti quanti coloro che fanno uso del secondo pilastro pensionistico, uno strumento poco diffuso in Italia rispetto agli altri paesi europei che dovrebbe essere invece incentivato fiscalmente dato che i lavoratori vedranno, per effetto della recente riforma Fornero, assegni previdenziali sempre piu' "magri" a causa del sistema di calcolo contributivo. Il rincaro infatti allontanerà ulteriormente il ricorso a questa forma di integrazione pensionistica.

Sorpresa anche per le Casse di previdenza privata che si aspettavano in verità un'armonizzazione con i fondi pensione, come avviene negli altri Paesi Ue. 

Zedde

Per il prossimo anno è prevista una marcia indietro su Imu e Tasi: allo studio o una detrazione fissa di 200 euro piu' 50 euro per i figli a carico o una scelta per i sindaci tra solo due o tre possibili opzioni, legate al valore catastale dell’immobile o alla situazione reddituale e familiare.

Kamsin Con tutta probabilità la Tasi è destinata a restare un solo anno. Dal 2015 potrebbe invece fare il suo debutto, magari non nella forma definitiva, la nuova tassa unica per i Comuni.  Nell’ipotesi minima allo studio verrebbero ricompattate Imu e Tasi, che si applicano sulla stessa base imponibile ovvero sostanzialmente la rendita catastale degli immobili. Con l’eccezione dell’abitazione principale non di lusso, i due tributi sono collegati anche dal vincolo complessivo sull’aliquota.

Del resto con una risoluzione sul Def già approvata alla Camera e che sarà presentata in Senato viene chiesto che il Governo completi l'iter delle riforme strutturali sulla Casa. Tra le richieste c'è anche l'esplicita proroga per l'anno 2015 degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione degli immobili e la revisione, per l'appunto, della normativa inerente la tassazione immobiliare comunale, garantendo semplificazione e certezza per i contribuenti, autonomia tributaria ai Comuni e un sistema armonizzato di agevolazioni sul territorio nazionale per le abitazioni principali. Sull'imposta unica, invece, nella risoluzione appare rilevante la spinta precisa sull'agevolazione unificata per l'abitazione principale.

Il governo dovrà certamente razionalizzare quegli aspetti della Tasi che stanno mettendo più in difficoltà i contribuenti, come la grande discrezionalità lasciata ai Comuni nella scelta delle detrazioni e delle esenzioni da applicare. Con l’Imu c’era per l’abitazione principale uno sconto fisso di 200 euro, aumentato di 50 per ciascun figlio convivente. Invece sulla Tasi le amministrazioni comunali hanno potuto decidere misura e modalità dell’agevolazione, con il risultato di produrre migliaia di differenti aliquote e detrazioni e centinaia di migliaia di diverse combinazioni possibili. Inoltre con l'attuale sistema non si è riuscito ad assicurare al tributo un carattere progressivo con il risultato che in molti Comuni le case piu' grandi pagano in proporzione meno che in passato.

Ma da prossimo anno è prevista una marcia indietro, probabilmente con la reintroduzione della detrazione fissa. La misura potrebbe essere contenuta già nella legge di stabilità 2015 o in un provvedimento ad hoc che il Governo approverà entro fine anno.

Zedde

Varia da città a città anche la soglia sotto la quale l’imposta non va versata: i Comuni possono modificare quella nazionale fissata a 12. A Roma ad esempio la Tasi non si paga se l’imposta risulta pari o inferiore ai 10 euro, mentre per l’Imu il limite è rimasto a quota 12.

Kamsin Ultime ore per il pagamento dell'acconto Tasi "ritardato" in oltre 5mila Comuni italiani che hanno deliberato le aliquote entro lo scorso 10 Settembre. I contribuenti che ancora non hanno versato l’acconto devono verificare oltre alle aliquote applicate dal proprio Comune per l’abitazione principale e per gli altri immobili anche la presenza delle eventuali detrazioni da calcolare: nella maggior parte dei casi sono decrescenti al crescere della rendita catastale, ma spesso le amministrazioni comunali hanno collegato gli sconti alla situazione familiare o anche al reddito eventualmente misurato attraverso l’Isee. L'altra problematica è quella che riguarda gli importi minimi, sotto i quali l'obbligo di pagamento decade. La questione riguarda soprattutto gli inquilini, sui quali grava una quota di Tasi compresa fra il 10 e il 30%, e i proprietari di abitazioni principali medio-piccole in Comuni che prevedono detrazioni.

La soglia indicata dalla legge è di 12 euro ma i Comuni possono stabilire una soglia inferiore. E molti lo hanno fatto per non perdere anche quei pochi "spiccioli" che possono racimolare. A Roma ad esempio la Tasi non si paga se l’imposta risulta pari o inferiore ai 10 euro, mentre per l’Imu il limite è rimasto a quota 12. Di recente inoltre è stato cancellato anche il vecchio importo (30 euro) sotto il quale non era possibile effettuare accertamenti: l'autonomia comunale è assoluta e anche questa soglia va cercata nel regolamento del tributo o nel regolamento generale delle entrate. Quanto alla riscossione, esiste un limite minimo (10 euro) quando viene effettuata a mezzo ruolo da Equitalia, ma non quando è svolta con ingiunzione dal Comune: in ogni caso, sotto certi importi qualsiasi azione non è piu' conveniente da un punto di vista economico per l'ente.

guidatasi
Zedde

Ancora un "no" al mondo della previdenza con la legge di stabilità. Niente fondi per i 4mila lavoratori della scuola che si riconoscono nel movimento dei cd. quota 96. Fuori dalle misure anche i lavoratori precoci che chiedevano la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017. I Commenti: "Renzi ci ha deluso".

Kamsin Non ci sono novità sostanziali sulle pensioni. La redazione di pensionioggi.it è in grado di anticipare le misure del disegno di legge di stabilità 2015 (si tratta ancora di una bozza) ma salta subito all'occhio come il Governo abbia ancora una volta smentito sè stesso. Niente fondi per i 4mila lavoratori della scuola che si riconoscono nel movimento dei cd. quota 96, niente ai lavoratori precoci che chiedevano la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017, niente per le pensioni minime e neppure per lo scivolo pensionistico per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro dopo il 2012 e che dunque sono fuori dalle salvaguardie sino ad ora approvate.

Insomma anche dopo la presentazione della legge di stabilità i problemi rimangono gli stessi di sempre. Un bluff che pesa come un macigno come ci ricordano diverse mail dei lettori che abbiamo ricevuto stanotte: "ci aspettavamo di piu'" scrive Domenico, "Renzi ci ha preso in giro" è la sintesi piu' eloquente dello stato d'animo dei lettori. 

Anzi. Secondo le prime bozze della legge di stabilità ci sarà una dura stretta sulla previdenza privata e complementare. Per le casse di previdenza delle professioni la tassazione delle rendite finanziarie ora ferma al 20 per cento salirà al 26 per cento e sarà dunque trattata come i rendimenti di un qualsiasi investitore privato. A rischio anche la previdenza complementare. La bozza prevede infatti l'armonizzazione fiscale dei fondi di previdenza complementare attraverso l'aumento della tassazione ora ferma all'11,5 per cento al 20 per cento.

Sempre con il provvedimento il governo stanzia 1,5 miliardi per i nuovi ammortizzatori sociali come saranno coniati dal disegno di legge delega sul Jobs act. L'unica vera novità è la decontribuzione per i datori di lavoro che stipulano i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti (anch'essi saranno introdotti con il Jobs Act entro i primi mesi del prossimo anno). In tal caso lo Stato si farà carico per tre anni del pagamento dei contributi per i nuovi assunti. Nei prossimi giorni pensionioggi.it dedicherà un ampio approfondimento ai contenuti della legge di stabilità.

Zedde

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