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Il decreti Poletti consente il ritocco al limite del 20% dei rapporti a termine solo alla contrattazione nazionale.

Il ministro nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di estendere l'efficacia della deroga anche agli accordi aziendali. Il decreto lavoro (dl 34/2014) che arriva oggi in Commissione Lavoro alla Camera consente il superamento del limite del 20% di contratti a termine che ciascun datore di lavoro può stipulare rispetto al proprio organico complessivo solo attraverso la contrattazione nazionale, escludendo di fatto la contrattazione aziendale.

Viene quindi esclusa la contrattazione di secondo livello, quella aziendale che si svolge dentro l'impresa. Poletti nei giorni scorsi ha parlato della possibilità di dare maggiore forza ai contratti aziendali in quanto è solo nella dimensione aziendale che si possono conoscere al meglio le reali esigenze dell'impresa.

E' possibile quindi che un emendamento che conceda l'efficacia ai contratti aziendali sia sostenuto dal governo. Il ministro Poletti, si è detto infatti disponibile a dialogare con le Camere per qualche aggiustamento ma ha assicurato che il decreto non sarà stravolto: «Ci opporremo con tutte le forze. Siamo convinti della bontà delle decisioni prese».

Al ministero dell'Economia si procede in questi giorni nella preparazione del Def, il Documento di economia e finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti.

Si tratta dei famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi nelle scorse settimane. Il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legmini, ieri ha aperto alla possibilità che lo sgravio sia esteso anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è complesso da risolvere dato che mentre sopra 8 mila euro lo sconto può finire in busta paga con un aumento delle detrazioni da lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) il gioco non vale sotto gli 8 mila.

Sotto tale soglia non operano infatti le detrazioni e quindi il governo sta studiando se erogare una somma attraverso l'Inps, per esempio, riducendo i contributi previdenziali. I pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal taglio delle tasse altrimenti i benefici non sarebbero evidenti per nessuno.

Gli assegni da 1.500 euro sono stati bloccati per un periodo di due anni dal 2011 al 2013. E il contributo di solidarietà già esiste sulle pensioni d'oro.

Quando occorre reperire le risorse le pensioni sono sempre in prima linea, una specie di bancomat per il governo. L'ultimo che ancora una volta prospetta questa eventualità, è il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che ha proposto a Renzi di inserire «un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati a beneficio della fiscalizzazione degli oneri per i lavoratori neoassunti».

Anche se per ora l'intervento non sarà attuato, come ha detto Renzi, rivediamo un attimo gli ultimi anni di sacrifici chiesti ai pensionati. L'ultimo intervento, in ordine di tempo, è quello della riforma Monti del 2011, che consentirà di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro. Cifre significative che produrranno i propri effetti nei prossimi anni, non nell'immediato. E prima c'è stata la riforma Amato, Dini, Maroni, Prodi.

Sulle riforme previdenziali l'Italia ha basato intere manovre fiscali e finanziarie per rispettare i vincoli europei. Bisogna ricordare sempre che dal 1992 tutte le rendite pensionistiche sono agganciate solo all'inflazione e non piu' agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, aumenti che venivano stipulati attraverso gli accordi sindacali.

Dunque il potere d'acquisto dei trattamenti Inps si è ridotto e gli effetti cominciano oggi a farsi sentire nelle tasche dei pensionati. Poi bisogna ricordare che in questi ultimi anni le pensioni hanno perso per strada altro potere d'acquisto: tutti i trattamenti oltre i 1.500 euro sono stati congelati dal 2011 dal governo Monti e per ben due anni non sono state adeguate all'inflazione. Il blocco di due anni, però, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti. Senza contare che adesso si sta parlando di nuovo di un prelievo sulle «pensioni d'oro».

Si tratterà di un contributo temporaneo. Il governo dovrebbe tuttavia ricordarsi che una misura del genere già è in vigore ed è scattata il 1° gennaio 2014 e prevede un prelievo del 6% per le pensioni da 6.936,02 euro fino a 9.908,60, del 12% per le pensioni comprese tra i 9.908,60 e i 14.862,90 euro e del 18% per le pensioni oltre tale ultima soglia.

Dunque della proposta di Cottarelli, a meno che non voglia estendere il prelievo a chi incassa un assegno di poco superiore ai 2 mila euro lordi, si spera rimanga tale. Anche perchè la Consulta potrebbe nuovamente dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà appena introdotto (come del resto ha fatto con quello previsto dal Dl 98/2011). Insomma la strada indicata da Cottarelli potrebbe non essere praticabile.

Dal prossimo mese maggio le modalità di pagamento delle pensioni dei lavoratori pubblici, dello spettacolo e degli sportivi professionisti appartenenti all'Inpdap e all'Enpals verranno unificate alle modalità generali previste dell'Inps.

E' quanto ha stabilito il messaggio 3506 diffuso dall'Inps, che ha provveduto a verificare la compatibilità tra le diverse forme di pagamento e a recuperare dai pensionati gli eventuali dati mancanti o discordanti relativi a nome e cognome del beneficiario e dell'eventuale tutore o rappresentante legale, codice fiscale, data di nascita, coordinate di pagamento. Nelle scorse settimane gli interessati hanno ricevuto una lettera con cui venivano invitati a fornire i dati mancanti all'Inps.

L'Inps conferma che le pensioni continueranno a essere disponibili con valuta del giorno 10 di ogni mese per gli iscritti alle gestioni dello spettacolo e degli sportivi professionisti e il giorno 16 per le gestioni dei lavoratori pubblici. Le modalità di pagamento saranno sempre le stesse: accredito su conto corrente o libretto postale; in contanti per importi netti inferiori a 1.000 euro e, per le sole pensioni Inpdap, su carta ricaricabile o circolarità postale.

La Riforma della Pa sarà pronta ad Aprile. Statali in prepensionamento o in mobiltà obbligatoria per favorire l'ingresso dei giovani

Prepensionamenti, mobilità obbligatoria, rotazione dei dirigenti e tetto agli stipendi dei manager. Tutto per favorire l'inserimento dei giovani. Sono queste le novità presentate ieri dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che, ad aprile, si è detta pronta a dare inizio alla riforma delle Pa.

Il ministro ha anche precisato che sugli 85 mila dipendenti pubblici in esubero stimati dal commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, non ci saranno traumi ma solo «prepensionamenti» proprio «per aiutare i giovani ad entrare nella Pubblica amministrazione». Le carenze di organico, ha tagliato corto la Madia, saranno eventualmente coperte con «una sana mobilità obbligatoria» del personale. Queste decisioni, ha detto il Ministro, visti i tempi stretti, potrebbero essere prese senza aprire un tavolo di trattativa con i sindacati.

Dal canto loro i rappresentanti delle sigle sindacali non nascondono alcuni "maldipancia": «Noi pensiamo che il ministro farebbe bene umilmente ad adoperare il suo compito nell'interesse generale anziché della chiacchiera generale», ha commentato Raffaele Bonanni della Cisl. Parere positivo invece da parte della Cgil: "se si assumono i giovani, a partire dai vincitori di concorso e dai precari l'idea ha un senso ma bisogna capire come verrà attuata" ha detto la Dettori della Cgil.

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