Notizie
Taglio Irpef, allo studio l'ipotesi di estendere il bonus agli incapienti
Al ministero dell'Economia si procede in questi giorni nella preparazione del Def, il Documento di economia e finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti.
Si tratta dei famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi nelle scorse settimane. Il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legmini, ieri ha aperto alla possibilità che lo sgravio sia esteso anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è complesso da risolvere dato che mentre sopra 8 mila euro lo sconto può finire in busta paga con un aumento delle detrazioni da lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) il gioco non vale sotto gli 8 mila.
Sotto tale soglia non operano infatti le detrazioni e quindi il governo sta studiando se erogare una somma attraverso l'Inps, per esempio, riducendo i contributi previdenziali. I pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal taglio delle tasse altrimenti i benefici non sarebbero evidenti per nessuno.
I pensionati italiani hanno già pagato
Gli assegni da 1.500 euro sono stati bloccati per un periodo di due anni dal 2011 al 2013. E il contributo di solidarietà già esiste sulle pensioni d'oro.
Quando occorre reperire le risorse le pensioni sono sempre in prima linea, una specie di bancomat per il governo. L'ultimo che ancora una volta prospetta questa eventualità, è il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che ha proposto a Renzi di inserire «un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati a beneficio della fiscalizzazione degli oneri per i lavoratori neoassunti».
Anche se per ora l'intervento non sarà attuato, come ha detto Renzi, rivediamo un attimo gli ultimi anni di sacrifici chiesti ai pensionati. L'ultimo intervento, in ordine di tempo, è quello della riforma Monti del 2011, che consentirà di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro. Cifre significative che produrranno i propri effetti nei prossimi anni, non nell'immediato. E prima c'è stata la riforma Amato, Dini, Maroni, Prodi.
Sulle riforme previdenziali l'Italia ha basato intere manovre fiscali e finanziarie per rispettare i vincoli europei. Bisogna ricordare sempre che dal 1992 tutte le rendite pensionistiche sono agganciate solo all'inflazione e non piu' agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, aumenti che venivano stipulati attraverso gli accordi sindacali.
Dunque il potere d'acquisto dei trattamenti Inps si è ridotto e gli effetti cominciano oggi a farsi sentire nelle tasche dei pensionati. Poi bisogna ricordare che in questi ultimi anni le pensioni hanno perso per strada altro potere d'acquisto: tutti i trattamenti oltre i 1.500 euro sono stati congelati dal 2011 dal governo Monti e per ben due anni non sono state adeguate all'inflazione. Il blocco di due anni, però, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti. Senza contare che adesso si sta parlando di nuovo di un prelievo sulle «pensioni d'oro».
Si tratterà di un contributo temporaneo. Il governo dovrebbe tuttavia ricordarsi che una misura del genere già è in vigore ed è scattata il 1° gennaio 2014 e prevede un prelievo del 6% per le pensioni da 6.936,02 euro fino a 9.908,60, del 12% per le pensioni comprese tra i 9.908,60 e i 14.862,90 euro e del 18% per le pensioni oltre tale ultima soglia.
Dunque della proposta di Cottarelli, a meno che non voglia estendere il prelievo a chi incassa un assegno di poco superiore ai 2 mila euro lordi, si spera rimanga tale. Anche perchè la Consulta potrebbe nuovamente dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà appena introdotto (come del resto ha fatto con quello previsto dal Dl 98/2011). Insomma la strada indicata da Cottarelli potrebbe non essere praticabile.
Pensioni, Unificate le procedure di pagamento inps
Dal prossimo mese maggio le modalità di pagamento delle pensioni dei lavoratori pubblici, dello spettacolo e degli sportivi professionisti appartenenti all'Inpdap e all'Enpals verranno unificate alle modalità generali previste dell'Inps.
E' quanto ha stabilito il messaggio 3506 diffuso dall'Inps, che ha provveduto a verificare la compatibilità tra le diverse forme di pagamento e a recuperare dai pensionati gli eventuali dati mancanti o discordanti relativi a nome e cognome del beneficiario e dell'eventuale tutore o rappresentante legale, codice fiscale, data di nascita, coordinate di pagamento. Nelle scorse settimane gli interessati hanno ricevuto una lettera con cui venivano invitati a fornire i dati mancanti all'Inps.
L'Inps conferma che le pensioni continueranno a essere disponibili con valuta del giorno 10 di ogni mese per gli iscritti alle gestioni dello spettacolo e degli sportivi professionisti e il giorno 16 per le gestioni dei lavoratori pubblici. Le modalità di pagamento saranno sempre le stesse: accredito su conto corrente o libretto postale; in contanti per importi netti inferiori a 1.000 euro e, per le sole pensioni Inpdap, su carta ricaricabile o circolarità postale.
Prepensionamenti Pa, ad aprile il piano Madia per gestire gli esuberi nella Pa
La Riforma della Pa sarà pronta ad Aprile. Statali in prepensionamento o in mobiltà obbligatoria per favorire l'ingresso dei giovani
Prepensionamenti, mobilità obbligatoria, rotazione dei dirigenti e tetto agli stipendi dei manager. Tutto per favorire l'inserimento dei giovani. Sono queste le novità presentate ieri dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che, ad aprile, si è detta pronta a dare inizio alla riforma delle Pa.
Il ministro ha anche precisato che sugli 85 mila dipendenti pubblici in esubero stimati dal commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, non ci saranno traumi ma solo «prepensionamenti» proprio «per aiutare i giovani ad entrare nella Pubblica amministrazione». Le carenze di organico, ha tagliato corto la Madia, saranno eventualmente coperte con «una sana mobilità obbligatoria» del personale. Queste decisioni, ha detto il Ministro, visti i tempi stretti, potrebbero essere prese senza aprire un tavolo di trattativa con i sindacati.
Dal canto loro i rappresentanti delle sigle sindacali non nascondono alcuni "maldipancia": «Noi pensiamo che il ministro farebbe bene umilmente ad adoperare il suo compito nell'interesse generale anziché della chiacchiera generale», ha commentato Raffaele Bonanni della Cisl. Parere positivo invece da parte della Cgil: "se si assumono i giovani, a partire dai vincitori di concorso e dai precari l'idea ha un senso ma bisogna capire come verrà attuata" ha detto la Dettori della Cgil.
Lavori Usuranti, il 31 marzo scade la domanda
A fine mese scade il termine per comunicare il monitoraggio dei lavoratori dipendenti addetti alle mansioni usuranti.
Il prossimo 31 marzo scade il termine per presentare la comunicazione per il monitoraggio dei cosiddetti lavoratori addetti alle mansioni particolarmente faticose e pesanti utilizzati dalle aziende nel corso del 2013.
Si tratta dell'obbligo previsto dal Dlgs 67/2011 a cui sono soggetti anche i lavoratori notturni, che godono per legge della possibilità di accedere al trattamento di quiescienza con requisiti ridotti rispetto alla generalità dei lavoratori dipendenti.
Per quest'anno infatti le categorie piu' "usurate" posono andare in pensione con il perfezionamento di 61 anni e 3 mesi di età, almeno 35 anni di contributi ed il perfezionamento di quota 97,3. I datori sono tenuti a comunicare i nominativi dei lavoratori somministrati impiegati nelle attività usuranti. Si ricorda che i dipendenti coinvolti nell'obbligo sono: a) gli addetti ai lavori a catena individuati dal Dlgs 67/11); b) lavoratori usuranti notturni di cui al Dlgs 66/03; c) i lavoratori usuranti autisti di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d) del Dlgs 67/11; d) i lavoratori indicati dall'articolo 2, Dm 1999.
Le categorie interessate - Sono considerati usuranti ai sensi del Dm 1999 (cd. decreto Salvi) i lavoratori addetti ai prodotti dolciari, additivi per bevande e altri alimenti; lavorazione e trasformazione delle resine sintetiche e dei materiali polimerici termoplastici e termoindurenti; produzione di articoli finiti; macchine per cucire e macchine rimagliatrici; apparecchi termici; elettrodomestici; altri strumenti e apparecchi; confezione di articoli per abbigliamento ed accessori; confezione di calzature.
Ai sensi del Dlgs 67/2011 vi rientrano anche i lavori in galleria, cava o miniera; lavori in cassoni ad aria compressa; lavori svolti dai palombari; lavori ad alte temperature; lavorazione del vetro cavo; lavori espletati in spazi ristretti; lavori di asportazione dell'amianto.
Lavoratori Notturni - Per quanto riguarda i "notturni" rientrano in questo genere i lavoratori a turni che prestano la loro attività nel periodo notturno come definito dal Dlgs 66/03 (ossia un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino), per almeno 6 ore per un numero minimo di giorni lavorativi all'anno non inferiore a 64; lavoratori che prestano la loro attività per almeno tre ore nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino di cui all'articolo 1, comma 2, lettera d), del Dlgs 66/03 per periodi di lavoro di durata pari all'intero anno lavorativo.
La comunicazione - La comunicazione si presenta on line attraverso il sito del ministero (click lavoro) utilizzando il modello "Lav_us", previo accreditamento al sistema attraverso l'apposita sezione del sito click lavoro. Il modello è unico e ricomprende tutte le possibili categorie di lavori usuranti di cui va effettuata la dichiarazione. La comunicazione può essere trasmessa anche da un intermediario abilitato o dall'associazione di categoria.
Altro...
Decreto lavoro, semplificate le norme per i contratti a termine
Il decreto Poletti ha eliminato la causale dai contratti di lavoro a termine ma ha inserito un vincolo quantitativo del 20 per cento.
Il decreto legge 34/2014 ha cambiato in molteplici punti i contratti a tempo determinato e i contratti di somministrazione di lavoro a termine.
Le linee guida che hanno ispirato l'esecutivo sono state quelle di semplificare per le imprese la possibilità di ricorrere a questi strumenti in un momento di difficoltà economica senza precedenti.
Dal 21 marzo 2014 sia il contratto a termine che il contratto di somministrazione di lavoro a termine possono essere stipulati senza indicazione della causale, cioè senza obbligo di indicazione delle ragioni giustificatrici del termine.
Si tratta questo di un elemento di forte innovazione dato che, nella previgente disciplina, la causalità era la principale causa di contenziosi giudiziari presso i tribunali.
Con il decreto legge 34/2014 pertanto, tutti i contratti possono essere stipulati in modo acausale e ciò con riferimento a qualsiasi tipo di mansione. Il decreto tuttavia ha imposto un limite legale alle assunzioni a termine pari al 20 per cento dell'organico complessivo del datore di lavoro. Limite che può essere superato solo qualora il contratto collettivo nazionale preveda limiti diversi superiori a quelli legali.
Restano fuori dal tetto del 20 per cento invece le attività già escluse in precedenza dall'articolo 10 comma 7 del Dlgs 368/2001. Rientrano in tali fattispecie le fasi di avvio di nuove attività, i contratti a carattere sostitutivo o stagionali, i lavoratori impiegati in radio e tv e quelli instaurati con i lavoratori over 55. Infine il decreto legge 34/2014 detta una disciplina derogatoria con riferimento alle imprese che impiegano meno di 5 dipendenti: queste imprese possono assumere solo un lavoratore a tempo determinato.
L'altra caratteristica importante riguarda la possibilità per il datore di lavoro di sottoscrivere fino ad 8 proroghe con il consenso del lavoratore purchè queste abbiano ad oggetto la stessa attività per la quale era stato stipulato in origine il contratto a termine. Prima del decreto Poletti la proroga era ammessa solo una volta.
Nessuna novità invece per quanto riguarda il tetto massimo di durata del contratto a termine che resta pertanto fissato in 36 mesi; limite comprensivo anche delle eventuali proroghe. Invariati anche gli stop and go cioè quei periodi di pausa da rispettare tra un rapporto di lavoro a tempo determinato e quello successivo pari a 10 o 20 giorni a seconda che il contratto iniziale fosse rispettivamente di durata sino a 6 mesi oppure superiore.
In pratica pertanto un datore di lavoro che ha un contratto a tempo determinato in scadenza può scegliere se prorogarlo immediatamente nel rispetto del tetto massimo di 36 mesi (a condizione che si riferisca la stessa attività) oppure far scadere il contratto e stipularne uno nuovo sempre a tempo determinato trascorsi i giorni di pausa 10 o 20 a seconda se il contratto iniziale ha una durata inferiore a 6 mesi o superiore.
Decreto casa 2014, resta il tetto per il bonus mobili
Doccia fredda sul bonus mobili. La norma che doveva eliminare il tetto alla spesa non ha superato lo scoglio della Presidenza della Repubblica ed è stata pertanto eliminata dal decreto casa 2014 di cui si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Insomma con l'approvazione del decreto casa non ci saranno cambiamenti rispetto a quanto previsto dalla scorsa legge di stabilità 2014. Resta pertanto il limite del livello di spesa reciproca: le spese per i mobili ed elettrodomestici non possono superare quelle per il recupero edilizio.
Come si ricorderà il governo Letta aveva tentato di neutralizzare questo limite con il decreto salva Roma bis. Decreto però che non è stato convertito in legge nei tempi previsti e quindi è decaduto riportando in vita il tetto per fruire del bonus. Lupi ci ha riprovato all'interno del decreto legge sulla casa con l'obiettivo di riportare il bonus mobili esattamente nella stessa situazione di come era stato applicato l'anno scorso. Ma questo tentativo non è riuscito per la seconda volta.
Il bonus mobili - Il bonus per i mobili ed elettrodomestici è stato introdotto lo scorso anno dal dl 63 2013 con il solo limite di 10 mila euro senza la previsione di alcun tetto per i lavori edilizi. La legge di stabilità 2014 lo ha prorogato per un anno insieme a quello sulle ristrutturazioni edilizie ed ha però stabilito che la spesa per i mobili non può superare quella prevista per i lavori di ristrutturazione.
Poletti: nessun beneficio per i pensionati
I Pensionati "restano esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo dato 10 euro, come in passato"
«Credo che il 2014 sarà ancora un anno di grande sofferenza», ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, in un'audizione alla Camera sulle linee programmatiche del dicastero. Indipendentemente dalle «considerazioni sulle dinamiche del Pil, che sia +0,6% o +1%, la dinamica dell'occupazione per il 2014 continuerà ad essere una dinamica ancora molto, molto pesante».
Secondo Poletti, «la dinamica occupazionale per il 2014 continuerà a essere molto, ma molto pesante. Quest'anno infatti sarà una sorta di terra di mezzo tra effetti di crisi di imprese sviluppatasi magari tre anni fa, e dinamiche di ripartenza Poletti ha ricordato anche che i pensionati «restano esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici», che andranno ai lavoratori dipendenti, «su una platea più larga avremmo finito per parlare di 10 euro, come in passato».
Il ministro chiarisce anche che «la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria non scompariranno. È fuori discussione». Secondo Poletti,«andrà invece a esaurimento quella in deroga che verrà sostituita dalla nuova Aspi». In audizione Poletti aggiunge che «nell'arco di quest'anno abbiamo un problema perchè manca circa un miliardo per la cig in deroga, se guardiamo alle dinamiche dell'altro anno». «Questo tema - aggiunge - ha bisogno di essere affrontato»', avendo presende il rischio che, andando «verso l'esaurimento degli strumenti ordinari, la cig in deroga diventi il rifugio ultimo con un problema gigantesco per la traslazione di problematiche di tipo diverso. Occorre avere garanzie di copertura altrimenti rischiamo di avere problemi sociali immediatamente a valle».
Pensione anticipata, i sindacati bocciano la proposta Cottarelli
Cgil Cisl e Uil bocciano la proposta di innalzare la pensione anticipata per le donne prevista nel dossier Cottarelli presentato la settimana scorsa al governo.
I sindacati si dicono fortemente contrari alla proposta contenuta nel dossier Cottarelli che prevede tra l'altro l'allineamento dei requisiti per l'accesso alla pensione anticipata delle donne a quelli previsti per i uomini. La manovra comporterebbe quindi l'innalzamento di un anno, a 41 anni e 6 mesi a 42 anni e 6 mesi dei contributi necessari ad accedere al trattamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica.
Secco il giudizio della Uil che reputa la proposta di Cottarelli "fuori dalla realtà". È un'idea" bislacca" secondo la Uil perché non tiene conto delle penalizzazioni già subite dalle lavoratrici negli ultimi anni: "se si vogliono equiparare i requisiti il governo abbassi a 41 anni i contributi per tutti i lavoratori" ha detto il segretario Angeletti. "Non ci sembra giusto penalizzare lavoratrici che già hanno visto ridursi le possibilità di optare per il regime contributivo da un lato e innalzarsi requisiti per la pensione di vecchiaia dall'altro."
Dura anche la Cgil che in un comunicato chiede al governo di non spaventare i lavoratori e di prendere una posizione chiara su cosa vuole fare sulle pensioni: "bisogna aiutare tutti coloro che sono rimasti intrappolati nelle maglie della riforma Fornero e che cercano maggiore flessibilità. Altro che innalzare la pensione anticipata".
Per la Cisl invece contano le parole di Matteo Renzi che ha smentito Cottarelli. "Chiediamo piuttosto che si trovi una soluzione sugli esodati e sugli altri capitoli aperti."
Proprio la settimana scorsa il ministro Poletti aveva precisato su questo fronte che il governo è al lavoro per trovare una soluzione finale e definitiva sul caso esodati. Il ministro ha ribadito che fino a fine anno le coperture finanziarie ci sono e c'è la volontà del nuovo esecutivo di affrontare il problema nella sua integralità. "Non vogliamo trovare le risorse per 5mila persone ma per trovare una misura complessiva che perimetri il problema e trovi una soluzione".
Dirigenti Pa, tetto degli stipendi a 240mila euro
Renzi annuncia che per i dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni il tetto massimo delle stipendio sarà equiparato alla retribuzione del Presidente della Repubblica.
Secondo il progetto presentato dal premier Matteo Renzi i dirigenti pubblici saranno al centro di un progetto di riforma della pubblica amministrazione. Sul fronte del pubblico impiego del resto il governo è intenzionato a perseguire due strade. La prima, più impervia, è quella del taglio degli uffici che, secondo le stime fornite dal commissario Cottarelli, potrebbe determinare fino a 85 mila esuberi; l'altra, da attuare in tempi molto rapidi, già da aprile secondo indiscrezioni, è quella di stabilire che nessun manager pubblico possa guadagnare più del Presidente della Repubblica. In pratica la retribuzione dovrebbe scendere a 239.181 euro l'anno contro i 311.658 euro, tetto fissato dal precedente governo Monti e ancorato allo stipendio del primo presidente di Corte di Cassazione.
La misura ovviamente dovrà essere chiarita nelle sue modalità di applicazione, ma dovrebbe interessare anche gli amministratori di società controllate e partecipate dallo Stato e non quotate nei mercati regolamentati. In pratica Ferrovie dello Stato, Poste e Cassa depositi e prestiti, mentre non sarebbero toccati i dirigenti di Eni ed Enel. Interessati ovviamente i dirigenti apicali dei Ministeri delle amministrazioni centrali pubbliche e i vertici della Cassazione e delle altre magistrature amministrative e contabili.