Pensioni, Ecco cosa cambia nel 2021

Valerio Damiani Mercoledì, 09 Dicembre 2020
Fermi i requisiti anagrafici e contributivi nel 2021 ma la legge di bilancio contiene alcune novità interessanti per diverse platee di assicurati.
Il prossimo anno non vede significativi interventi sul capitolo previdenziale. Per gli iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria sarà possibile continuare ad andare in pensione con i requisiti vigenti sino al 31.12.2020. I canali di pensionamento principali restano tre: la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne); la pensione di vecchiaia (67 anni unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione); quota 100 (62 anni e 38 anni di contributi). Per effetto del dl n. 4/2019 convertito con legge n. 26/2019 chi va con la pensione anticipata deve scontare un meccanismo di differimento nell'erogazione del primo rateo pensionistico (c.d. finestra mobile) pari a tre mesi dalla maturazione del requisito contributivo; idem per chi va con quota 100 (ma se si tratta di dipendenti pubblici la finestra mobile in questo caso è di sei mesi).

Tutti i requisiti possono essere raggiunti anche cumulando la contribuzione non coincidente temporalmente presente in più gestioni previdenziali, anche quella accreditata presso le casse professionali (ad eccezione della sola quota 100 nella quale non può utilizzarsi la contribuzione versata presso enti previdenziali di natura privata).

Per chi non ha contribuzione accreditata prima del 31.12.1995 (o per chi opta per il computo nella gestione separata dell'Inps) ci sono anche altri due canali di pensionamento: a 64 anni unitamente a 20 anni di contribuzione effettiva (cioè con esclusione della sola contribuzione figurativa) a condizione che l'importo dell'assegno non risulti inferiore a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale (circa 1.280 euro lordi mensili); a 71 anni unitamente ad almeno 5 anni di contribuzione effettiva.

Le novità della legge di bilancio 2021

Oltre ai canali sopra evidenziati la Legge di bilancio 2021 rinnova di un anno l'opzione donna, il meccanismo che da diversi anni consente alle lavoratrici dipendenti ed autonome di lasciare in anticipo al prezzo del ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo. Nello specifico l'opzione donna riguarderà anche le coorti delle nate tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 1962 (1961 per le autonome) che abbiano raggiunto i 35 anni di contribuzione entro il 31.12.2020. Attualmente sono ammesse le nate entro il 1961 (1960 le autonome) con 35 anni di contributi raggiunti al 31.12.2019. Si rammenta che per raggiungere il requisito contributivo di 35 anni non è ammesso il cumulo dei contributi (vanno perfezionati in una unica gestione previdenziale con la conseguenza che spesso è necessario procedere ad una costosa ricongiunzione dei periodi assicurativi). Come alternativa alla ricongiunzione va ricordato che da quest'anno l'INPS ha aperto alla possibilità di riscattare la laurea con il sistema agevolato (avviato con il dl n. 4/2019) anche riferita a periodi anteriori al 1996 e poi chiedere la liquidazione della pensione con opzione donna. Lo stratagemma è utile per guadagnare i 35 anni necessari al pensionamento senza sborsare cifre esorbitati che poi sarebbero gettate al vento per via del ricalcolo nella forma contributiva della pensione.

La seconda novità della legge di bilancio è la proroga dell'ape sociale per tutto il 2021 alle condizioni già note (63 anni di età unitamente a 30 o 36 anni di contributi a seconda del profilo di tutela) con il regime delle tre finestre temporali (31 marzo, 15 luglio e 30 novembre) per la presentazione delle domande.

Altro punto da segnalare è la possibilità di ottenere la copertura dell'anno piena ai fini del diritto a pensione anche a favore dei lavoratori o lavoratrici dipendenti in regime di part-time verticale. Chi ha subito la contrazione dell'annualità contributiva per il fatto di non lavorare in alcuni mesi dell'anno potrà comunque ottenere 52 settimane utili ai fini del diritto a pensione a condizione di avere ottenuto una retribuzione non inferiore al minimale. La novità, a seconda della carriera lavorativa, può significare l'accesso alla pensione con un certo anticipo rispetto a quanto preventivato sino ad oggi.

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