Pensioni, Ok del Senato alla Proroga di Opzione Donna e Ape sociale

Valerio Damiani Martedì, 17 Dicembre 2019
Ieri il primo disco verde del Senato alla manovra economica per il 2020. Il testo ora passa alla Camera per il via libera definitivo.
Primo via libera del Senato al disegno di legge contenente la manovra finanziaria per il 2020. Il testo è stato approvato senza grandi modifiche sul fronte previdenziale rispetto alla versione proposta dal Governo ad inizio Novembre. Il testo passa alla Camera per la seconda lettura attesa prima di Natale. Confermate le modifiche principali già anticipate nei giorni scorsi sulle pagine di PensioniOggi: la proroga di un anno dell'opzione donna e dell'ape sociale, il sussidio di accompagnamento per le categorie più deboli da 63 ai ai 67 anni; un mini ritocco sulle fasce di rivalutazione delle pensioni; il rilancio delle commissioni per lo studio delle mansioni gravosi e dell'andamento della spesa previdenziale e assistenziale.

Le proroghe

L'opzione donna ingloberà anche alle coorti delle lavoratrici nate tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 1961 (1960 per le autonome). I requisiti restano quelli attualmente vigenti: 58 anni di età (59 le autonome) unitamente a 35 anni di contributi da integrare però entro il 31 dicembre 2019 (anziché 31 dicembre 2018). L'ape sociale resta, invece, sino al 31 dicembre 2020 con le condizioni già note (63 anni e 30 o 36 anni di contributi a seconda dei profili di tutela). L'ape volontario, invece, non è stato ulteriormente esteso (scadrà il 31.12.2019). Non ci sono le tanto temute modifiche sulla cd. quota 100: durerà sino al 2021 con i requisiti di 62 anni e 38 anni di contributi  (resta sempre da sciogliere cosa accadrà alla scadenza).

Rivalutazione

Disco verde poi al ritocco (leggerissimo per la verità) delle percentuali di rivalutazione dei trattamenti pensionistici compresi tra tre e quattro volte il minimo (cioè tra 1539 e 2052 euro mensili lordi ai valori 2019). Da un indicizzazione del 97% - prevista attualmente con la legge 145/2018 - si passerà al 100% nel 2020. Così un assegno di 2.000 euro mensili lordi al 31 dicembre 2019, considerando che il tasso di inflazione previsionale per il 2020 è stato fissato allo 0,4%, vedrà crescere l'assegno di 8 euro al mese (lordi) anziché 7,76 euro al mese (lordi). L'aumento della fascia di perequazione per questa classe di assegni dal 97 al 100% porterà nelle tasche dei pensionati, dunque, un bottino di poco superiore ai 3 euro (lordi) all'anno. Una cifra veramente irrisoria. Per le classi di assegni superiori a quattro volte il minimo non si registrano variazioni: continueranno ad applicarsi le fasce di rivalutazione previste dalla scorsa legge di bilancio (Ln 145/2018) nelle misure esposte in tabella. Quindi con una rivalutazione compressa tra il 77 ed il 40% dell'inflazione.

L'esame parlamentare ha imbarcato poi alcuni correttivi minori come un incentivo all'esodo per i lavoratori del settore editoriale; la riapertura dei termini ai fini dell'accesso alle prestazioni creditizie agevolate erogate dall'INPS gestione ex INPDAP; il riconoscimento ai CAF della possibilità di presentare le domande di Reddito di cittadinanza (Rdc) e di Pensione di cittadinanza (Pdc). La manovra, inoltre, rilancia le Commissioni di Studio per la diversificazione dell'età pensionabile in funzione della gravosità delle occupazioni e per verificare l'andamento della spesa previdenziale e assistenziale. Il testo è comunque ormai blindato: arriverà alla Camera per il secondo via libera in tempi rapidissimi senza poter imbarcare ulteriori modifiche

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