Riforma Pensioni, Ecco le novità in arrivo per il 2019

Bruno Franzoni Giovedì, 20 Dicembre 2018
Nella Legge di Bilancio pronto il taglio degli assegni superiori a cinque mila euro netti al mese e una nuova revisione del meccanismo di indicizzazione. Poi i decreti legge su quota 100 e reddito di cittadinanza.

La quota 100 ed il reddito di cittadinanza saranno varati a gennaio tramite due decreti legge. Con l'obiettivo di consentirne la fruizione ai diretti interessati a partire dal 1° aprile 2019. E' questo il timing scelto dal Governo per realizzare le due misure cardine del programma gialloverde. Lo ha assicurato ieri il Premier, Giuseppe Conte, nella relazione conclusiva alle Camere dopo l'accordo trovato con la Commissione Ue sul deficit precisando che le platee non saranno riviste al ribasso. 

Il congegno è praticamente definito. Chi ha maturato, entro il 31 dicembre del 2018, il doppio requisito di un'età anagrafica di 62 anni e 38 anni di contributi, potrà lasciare il lavoro in anticipo a partire da aprile 2019. Quattro finestre di accesso fisse l'anno, una ogni trimestre, la prima scatta il 1° aprile 2019. Per i dipendenti pubblici la finestra sarà di sei mesi, dunque le prime uscite dovrebbero aversi dal 1° luglio 2019. Chi sceglie l'uscita anticipata avrà anche il divieto di cumulo reddito/pensione oltre i 5mila euro annui sino al perfezionamento dell'età pensionabile, cioè sino a 67 anni. Per contenere i costi non ci saranno graduatorie per la «Quota 100» con vantaggi per chi ha maturato requisiti più alti ma saranno introdotte clausole di garanzia per limitare la spesa nel caso di andamento delle domande di ritiro superiore al previsto: con finestre di uscita che da tre mesi potrebbero raddoppiare a sei se sorgesse la necessità di frenare gli esborsi. La quota 100 avrà, comunque, una durata triennale (2019-2021) con l'obiettivo, per ora solo programmatico, di introdurre una finestra a 41 anni di contributi a partire dal 2022.

Il pacchetto di modifiche alla Fornero si completa con la proroga (solo) di un anno dell'opzione donna, cioè la possibilità per le lavoratrici dipendenti ed autonome di uscire anticipatamente accettando il ricalcolo contributivo dell'assegno (dunque coinvolgerà le nate sino al 1959), e dell'Ape sociale per le categorie più disagiate (sino al 31 dicembre 2019 dall'attuale 31 dicembre 2018), il blocco del prossimo scatto della speranza di vita per le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni i lavoratori precoci); l'introduzione di norme che agevolino il riscatto ai fini pensionistici dei periodi non lavorati; una disposizione ad hoc per consentire il prepensionamento  di piloti ed assistenti di volo.

Tagli alle pensioni d'oro

Finirà nella Legge di Bilancio, invece, l'introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni alte, superiori a 100mila euro lordi annui, di durata quinquennale (qui i dettagli) a cui sarà abbinato il taglio dell'indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo inps (poco più di 1500 euro lordi al mese) che dal prossimo anno avrebbero dovuto godere di un congegno più prodigo.

La rivalutazione completa sarà assicurata, come già accaduto in passato, solo per i trattamenti fini a 1.521 euro (tre volte il minimo). Previste sei fasce di tagli: l'adeguamento all'inflazione sara' del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro, del 77% fino a 2.537 euro, del 52% fino a 3042 euro, del 47% fino a 4059 euro, del 45% fino a 4566 euro (nove volte il minimo) e del 40% o per quelli d'importo superiore. L'intervento farà discutere perchè si aggiunge al mancato recupero del blocco dell'indicizzazione negli anni 2012-2013 che, come noto, ha prodotto un danno perpetuo per i pensionati della classe media.

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