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Riforma Pensioni, Al Senato le modifiche del Governo
In dirittura d'arrivo anche la revisione delle norme sui patronati: l'orientamento sarebbe di dimezzare il taglio a loro carico ma introducendo una riforma di sistema attraverso una drastica riduzione proprio dei patronati esistenti.
Kamsin Il governo ha avuto il disco verde alla manovra. La Commissione europea riconoscerà all’Italia le «circostanze eccezionali» e, dunque, darà la possibilità a Roma di usare gli spazi di flessibilità consentiti dagli accordi europei. Il giudizio ufficiale tuttavia, arriverà solo dopodomani. Ma ieri c’è stata una riunione tecnica dei capi di gabinetto della Commissione, nella quale si sarebbe deciso di dare il disco verde ai conti italiani. Si tratta, tuttavia, solo di un primo passaggio. Un nuovo esame, più duro, ci sarà a marzo, quando l’Ue tornerà ad esaminare i bilanci di Roma, insieme a quelli di Francia e Belgio.
La riunione dei capi di gabinetto della Commissione anticipa dunque il verdetto atteso per martedì a livello politico dal collegio dei commissari dando anche disco verde alla possibilità per i contributi nazionali destinati al Fondo investimenti di essere ''volontari'' e, soprattutto, di essere ''esclusi dal calcolo del deficit''.
In attesa del giudizio europeo, intanto la manovra ha comunque proseguito il suo iter in Parlamento. Martedì riprenderanno le votazioni in commissione sugli ultimi emendamenti e poi il testo arriverà in Aula a Montecitorio giovedì 27. La tabella di marcia sarà dunque rispettata. Ancora aperti una serie di capitoli, dai fondi pensione all'Irap, dai patronati al fondo famiglia, alla local tax sui quali il Governo presenterà emendamenti al Senato (è praticamente inevitabile una terza lettura del provvedimento).
Per i fondi pensione l’aliquota sui rendimenti nel testo governativo è stata aumentata dall’11,5% al 20%. Al Tesoro avrebbero preparato delle simulazioni per abbassarla al 15-17% con un costo di 120 milioni. Ma in realtà, a via XX settembre, si è aperto un dibattito se i fondi pensione vadano considerate rendite finanziarie o risparmio previdenziale. Se dovesse prevalere questa seconda interpretazione, l’aliquota verrebbe riportata all’11,5% cercando coperture su altre voci.
Praticamente certa, poi, una revisione del taglio ai patronati: l'orientamento sarebbe di dimezzare il taglio a loro carico ma introducendo una riforma di sistema attraverso una drastica riduzione proprio dei patronati esistenti. Restando sul capitolo pensioni martedì in Commissione Bilancio si deciderà sul destino dei quota 96, precoci e ferrovieri.
Poi c'è il pacchetto casa. La tassazione immobiliare, ha spiegato il vice ministro Enrico Morando, sarà radicalmente cambiata con la local tax. Anche sull’Irap, ha annunciato sempre Morando, nel passaggio al Senato verranno introdotte delle modifiche per sanare alcune storture della norma che, abolendo tutti i regimi agevolati precedenti per passare allo sgravio totale del costo del lavoro, finisce per penalizzare alcune tipologie di aziende.
Zedde
Riforma Pensioni, Sel: settimana chiave per quota 96, precoci e ferrovieri
Accantonati per ora gli emendamenti in favore dei lavoratori precoci, quota 96 e ferrovieri. L'esame dovrebbe concludersi la settimana prossima.
Kamsin "Stiamo facendo tutto il possibile per far approvare alcuni correttivi alle pensioni già con l'attuale legge di stabilità, nonostante il parere contrario dell'esecutivo". E' quanto ricorda in una nota il capogruppo Sel in commissione Finanze alla Camera, Giovanni Paglia che testimonia l'intensa discussione avvenuta questa settimana in Commissione Bilancio in sede Referente a Montecitorio. Il gruppo Sel si è fatto promotore di diverse proposte emendative, non condivise con il Governo, ad iniziare dalla richiesta di proroga del regime sperimentale donna (proposta che tuttavia è stata ieri respinta dalla Commissione); ai quota 96 della scuola e in particolare sul pensionamento anticipato dei ferrovieri.
Queste ultime due proposte sono attualmente in "stand-by", dovrebbero essere esaminate dalla Commissione nella giornata di martedì, massimo entro mercoledì, perchè da Giovedì il provvedimento dovrebbe sbarcare in Aula. Le proposte hanno, peraltro, trovato d'accordo la minoranza Dem ed il M5S sulla necessità di un ulteriore approfondimento.
Sui ferrovieri, in particolare, la proposta Airaudo 12.06, chiede la correzione di un errore della legge Fornero, relativo all'accesso al pensionamento dei macchinisti ferroviari, attualmente fissato a 67 anni di età, mentre negli altri paesi europei (in primis Francia e Belgio) l'età per il collocamento a riposo è molto piu' bassa. Secondo i firmatari "tale previsione, oltre a penalizzare i lavoratori interessati, renda anche poco sicura la circolazione dei treni". L'onere per le Casse dello Stato dovrebbe essere di circa 4 milioni di euro l'anno.
L'altra proposta è l'emendamento Pannarale (12.03) che tenta la soluzione della vicenda dei 4mila docenti (ma il numero dovrebbe essersi quasi dimezzato ormai) della scuola che hanno maturato un diritto a pensione entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012 consentendo loro l'uscita, in deroga alla normativa vigente, dal 1° settembre 2015. Accanto a questa si segnala che resta ancora in piedi l'analoga proposta Di Salvo (28.04).
Slittano alla settimana prossima anche le proposte emendative sui lavoratori precoci per i quale l'onorevole Gnecchi e Damiano (Pd) hanno chiesto lo stop definitivo delle penalizzazioni sino al 31 Dicembre 2017.
Sconcerto da Sel anche per la bocciatura del tentativo di riportare al 13,5 per mille il bollo sui capitali scudati, utilizzando le maggiori entrate per ridurre l'aumento delle aliquote sulle pensioni.
Zedde
Pensioni, Padoan: l'innalzamento dell'età pensionabile fa bene ai Conti Pubblici
"Il debito italiano è più sostenibile rispetto a quello della maggior parte dei paesi dell'Ue grazie all'introduzione di profonde riforme pensionistiche negli ultimi anni e grazie allo stretto controllo sulla spesa sanitaria e assistenziale".
Kamsin Il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, difende l'impianto della Riforma Fornero come strumento indispensabile per tenere sotto controllo la spesa pubblica. E' quanto si legge in una lettera inviata dal titolare del Dicastero di Via XX Settembre ai due Commissari europei Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici in cui sottolinea i progressi fatti dall'Italia nel contenimento della spesa pubblica nella riduzione del debito.
Il ministro evidenzia inoltre che "le prospettive per il 2015 suggeriscono una ripresa molto timida e fragile", e che "il Jobs Act consentirà una risposta più rapida alle necessità di aggiustamento della produzione ai cambiamenti strutturali e ciclici, con effettivi positivi per gli investimenti e per la partecipazione al mercato del lavoro".
"Attraverso l'aumento dell'occupazione -sottolinea ancora Padoan- aumenterà la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico che è già uno dei più solidi grazie alle riforme del passato". Il Jobs Act, rileva il ministro, "è riconosciuto dagli organismi internazionali come un passo positivo che l'Italia sta compiendo per stimolare la crescita".
Padoan evidenzia che "il processo di risanamento dei conti pubblici ha già fornito risultati impressionanti. Nel periodo 2012-14, nonostante un pil in calo, il disavanzo strutturale è stato ridotto cumulativamente di 3 punti percentuali. L'avanzo primario si aggira intorno al 2% del pil, ed è uno dei valori più alti della zona euro e dell'intera Ue".
Il ministro afferma anche che "il debito italiano è più sostenibile rispetto a quello della maggior parte dei paesi dell'Ue", sottolineando che in particolare i problemi legati all'invecchiamento della popolazione "sono stati affrontati grazie all'introduzione di profonde riforme pensionistiche negli ultimi anni e grazie allo stretto controllo sulla spesa sanitaria e assistenziale".
Zedde
Esodati, quasi 100mila le pensioni in salvaguardia certificate dall'Inps
L'Inps ha aggiornato il report delle procedure di monitoraggio dei lavoratori cd. salvaguardati in base ai sei provvedimenti. Sono quasi 100mila le pensioni certificate su un totale di oltre 170 mila posizioni disponibili.
Kamsin Sono 2.814 le pensioni certificate nell'ambito della quinta salvaguardia ed oltre 5800 quelle relative alla quarta salvaguardia. Sono questi, in sintesi, i dati diffusi dall'Inps nel report aggiornato al 27 Ottobre 2014 sulle operazioni di salvaguardia che l'istituto di previdenza sta effettuando.
Dal report emerge che con riferimento alla prima salvaguardia sono state certificate 64.374 posizioni (a fronte di una capienza di 65mila posti) e che sono state liquidate 41.060 prestazioni.
Numeri ancora relativamente bassi permangono riguardano la seconda salvaguardia: le pensioni certificate sono state solo 16.920 e sono state liquidate 7.514 posizioni su una capienza complessiva di ben 35mila posti (effetto della riduzione disposta con la recente legge 147/2014 che ha tagliato di 20mila posti il contingente originariamente previsto per questa salvaguardia). Si tratta, com'è noto, di lavoratori coinvolti in accordi per la gestione di eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati in sede governativa entro il 2011.
Crescono anche le pensioni certificate nell'ambito della terza salvaguardia che conta un numero complessivo di 16.130 soggetti salvaguardabili. L'Inps ha certificato 7.344 pensioni e ne ha liquidate 5.102. Si è in pratica poco sotto la metà, ma in questo caso si deve tener conto che con la legge di Stabilità 2014, il plafond è stato aumentato di 6mila unità a favore dei prosecutori volontari.
Alcune difficoltà emergono invece della quarta salvaguardia, su 5mila posizioni disponibili (effetto anch'essa di una riduzione di 4mila unità disposta con la legge 147/2014), l'Inps ha certificato 5.815 pensioni, un numero superiore al plafond disponibile per legge. Nell'ambito, infatti, dei lavoratori che hanno fruito dei permessi della legge 104/92 per assistere disabili l'Inps ha certificato oltre 4.800 aventi diritto a fronte di soli 2.500 posti disponibili.
Nella quinta salvaguardia, invece, sono state certificate 2.814 prestazioni e liquidate 1.499 pensioni a fronte di 23mila posti disponibili
Zedde
Riforma Pensioni, ancora un "no" alla proroga dell'opzione donna
E' stato respinto nella seduta di ieri l'emendamento di Sel che chiedeva l'estensione del regime sperimentale donna per tutto il 2015.
Kamsin Non è passato ieri in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati l'emendamento proposto da Marisa Nicchi, Sel (11.08) che mirava ad ottenere l'estensione dell'opzione donna per tutto il 2015.
La proposta emendativa si riferiva al regime sperimentale donna in base al quale le lavoratrici possono andare in pensione con 57 anni di età, 58 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi. L'opzione, com'è noto, può essere esercitata per legge sino al 31 dicembre 2015, ma la circolare dell'INPS n. 35 del 2012 impedisce di fatto tale esercizio, includendo i periodi di incremento previsti dalle finestre e dall'aumento dell'aspettativa di vita; l'emendamento si proponeva, pertanto, di consentire alle donne di esercitare l'opzione fino alla fine del periodo previsto dalla legge.
Nel corso dell'esame anche la deputata Marialuisa Gnecchi (Pd) ha chiesto al Governo di intervenire sulla Circolare 35 dell'Inps che di fatto riduce il periodo durante il quale è possibile l'esercizio dell'opzione, evidenziando che, in caso contrario le donne interessate non possono andare in pensione prima dei 66 anni di età. Ma l'emendamento, messo ai voti, è stato respinto stante la contrarietà del Viceministro dell'Economia Enrico Morando.
Sono state per ora accantonate, invece, le altre proposte emendative in materia di quota 96 della scuola, sterilizzazione della penalizzazione per i lavoratori precoci; accantonato anche l'emendamento 12.06 a firma Giorgio Airaudo (Sel) che chiedeva l'anticipo del pensionamento dei ferrovieri. L'accantonamento significa che gli emendamenti non sono stati votati, cioè non approvati nè respinti, in quanto si sono resi necessari ulteriori approfondimenti ed eventuali riformulazioni.
L'esame della Commissione Bilancio sulle proposte emendative dovrebbe concludersi entro mercoledì, per consentire l'approdo in Aula del provvedimento dal 27 Novembre.
Saranno probabilmente approvate in Senato le modifiche in materia di previdenza complementare e sui tagli ai patronati. Su questi temi l'apertura del Governo è piu' netta e si attende quindi la presentazione di un emendamento governativo.
Zedde
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Pensioni, sulla misura del pignoramento decide il giudice
Al pensionato va comunque lasciato un importo minimo la cui individuazione è affidata al giudice dell'esecuzione. La parte eccedente l'importo minimo può essere trattenuta nei limiti di un quinto.
Kamsin La parte di pensione necessaria ad assicurare al pensionato mezzi adeguati alle sue esigenze di vita è impignorabile. È quanto ha confermato la Corte di Cassazione con la Sentenza 24536/2014 depositata lo scorso 18 novembre. La Corte, riprendendo l'orientamento del 2012 della Consulta, ha ritenuto pignorabile la pensione nei limiti di un quinto della parte eccedente a garantire un minimo di sussistenza dignitoso al pensionato.
Il limite alla pignorabilità, osserva la Cassazione, è individuato dall'articolo 38 della Carta fondamentale che prevede che ai lavoratori siano assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Con la pronuncia viene pertanto ribadito "che le pensioni dell’assicurazione generale obbligatoria possono essere pignorate nella misura di un quinto per ogni credito, fatto salvo il limite necessario per assicurare le esigenze minime di vita del pensionato che dovrà essere stabilito dal legislatore". Tuttavia, "stante la persistente inerzia del legislatore nella concreta individuazione della parte di pensione idonea ad assicurare i mezzi adeguati esigenze di vita del pensionato, tale indagine deve essere affidata, inevitabilmente, al giudice dell'esecuzione" osserva la Corte.
La decisione pare, dunque, sconfessare quell'orientamento emerso in alcuni Tribunali che ancorava il reddito pensionistico minimo non pignorabile nella misura di 500 euro al mese (desunto dalla Finanziaria del 2002), limite che esprimerebbe una specie di presunzione legale circa l'individuazione del reddito minimo indispensabile per sostenere le ordinarie incombenze quotidiane.
Stante il silenzio del legislatore, osservano gli ermellini, la parte di reddito minimo non pignorabile non è individuabile in quanto non è stabilito da alcuna norma di legge e, pertanto, la decisione al riguardo sarà di esclusiva competenza del giudice dell'esecuzione.
Zedde
Retribuzioni, crescono quelle dei lavoratori privati ad ottobre
Crescono le retribuzioni contrattuali: a ottobre segnano un rialzo dello 0,1% rispetto a settembre e dell'1% rispetto a ottobre 2013. E' quanto indica l'Istat. Nei primi 10 mesi, la retribuzione oraria media e' cresciuta dell'1,2% rispetto al corrispondente periodo del 2013. Kamsin Con riferimento ai principali macrosettori, a ottobre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell'1,3% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che a ottobre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: telecomunicazioni (3,5%), estrazione minerali (3,2%), gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3,0%). Si registrano variazioni nulle nel settore del commercio e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Zedde
Riforma Pensioni, prosegue l'esame degli emendamenti alla Camera
Attesa per la decisione del Viceministro dell'Economia Enrico Morando sui quota 96 della scuola e gli altri temi previdenziali. Intanto cambia il Bonus Bebè: sarà ancorato all'Isee.
Kamsin E' ripreso stamani l'esame in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati l'esame degli emendamenti in materia previdenziale segnalati dalle forze politiche al Governo. L'esame dovrebbe concludersi entro lunedì o martedì, per consentire l'approdo in Aula del provvedimento dal 27 Novembre.
All'esame della Commissione c'è il tema della proroga dell'opzione donna (emendamento proposto da Sel); la vicenda dei quota 96 della scuola (ieri è stato respinto un emendamento della Lega Nord ma il Governo si è detto disponibile a valutare le altre proposte emendative in materia); i lavoratori precoci (sui quali la proposta di modifica 11.16 a firma Damiano e Gnecchi chiede lo stop alla penalizzazione per tutti i lavoratori sino al 2017); l'estensione dei benefici per i ferrovieri ed un ulteriore provvedimento in materia di esodati (con la richiesta di salvaguardare anche coloro che beneficiano del trattamento edile). Sugli emendamenti tuttavia c'è sempre il rischio del parere contrario del Governo.
Saranno probabilmente approvate in Senato le modifiche in materia di previdenza complementare e sui tagli ai patronati. Su questi temi l'apertura del Governo è piu' netta e si attende quindi la presentazione di un emendamento governativo.
Ieri, invece, è passato l'emendamento sul bonus bebè. Il nuovo bonus sarà legato all'indicatore Isee: 80 euro al mese per le famiglie con un indicatore fino a 25.000 euro all'anno, che arriva a 160 euro se l'indicatore si ferma sotto 7.000 euro. Il tetto dei 90 mila euro di reddito annuo della famiglia che il prossimo anno avrà un figlio, fissato dalla norma contenuta dalla legge di stabilità per poter percepire il bonus, viene quindi sostituito con l'Isee. La proposta di modifica presentata dal relatore stabilisce che gli 80 euro potranno essere assegnati «a condizione che il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l'assegno sia in una condizione economica equivalente non superiore a 25.000 euro annui». Qualora il nucleo familiare sia in una condizione corrispondente a un valore Isee non superiore a 7.000 euro annui l'importo dell'assegno è raddoppiato».
Zedde
Canone Rai, Ok del Governo al prelievo in bolletta
Lo ha confermato il Viceministro all'Economia, Enrico Mauro. L’obiettivo? ridurre l'evasione e dimezzare il canone a 60-70 euro. Il Piano in un emendamento al ddl di stabilità.
Kamsin Il governo sta studiando l'introduzione del Canone Rai in bolletta. E' quanto, ieri, ha indicato il Viceministro all'Economia Enrico Morando che ha confermato l’idea di far pagare il canone in base al reddito, ma insieme alla bolletta elettrica dell’abitazione. Così, secondo l’esecutivo, l’imposta sarebbe impossibile da evadere, e il suo importo verrebbe anche ridotto, garantendo alla Rai le risorse necessarie. Il piano, secondo Morando, vedrebbe la luce nelle prossime settimane con un emendamento che sarà presentato dal Governo alla legge di Stabilità.
I tecnici del governo stanno facendo delle simulazioni per calcolare la nuova misura dell’imposta con l’obiettivo di raggiungere un gettito complessivo di 1,7 - 1,8 miliardi in modo da bilanciare i tagli sul principio del "pagheremo meno ma tutti". L'obiettivo è infatti il recupero dell'evasione con la quale si potrebbe iniziare a ridurre il canone. Secondo le anticipazioni, dall'importo attuale, che si aggira intorno a 113 euro, la media richiesta dovrebbe scendere intorno ai 60-70 euro l'anno e ai redditi piu' bassi, certificati attraverso l'Isee, saranno chiesti dai 30 ai 40 euro. Continueranno, però, ad essere garantite le fasce di esenzione e i bonus per i meno abbienti.
Zedde
Pensioni Flessibili, Treu rilancia l'uscita anticipata
Per le pensioni serve qualche forma di flessibilità in uscita. Tiziano Treu, commissario straordinario dell'Inps e probabilmente prossimo presidente rilancia il dibattito sul futuro della riforma Fornero.
Kamsin Il Commissario Straordinario dell'Inps, Tiziano Treu, ha rilanciato ieri l'opportunità di un intervento di "ampio respiro" sulla Riforma Fornero. Sino ad oggi sono stati approvati, infatti, solo interventi tampone volti a contenere le emergenze piu' gravi (in primis per gli esodati, coloro che erano rimasti senza lavoro già all'epoca della Riforma del 2011, ed in parte per i lavoratori precoci); ora però, complice anche il referendum popolare promosso dalla Lega Nord (ed all'esame della Corte costituzionale) gli animi si riaccendono. Treu ha chiarito che le novità non arriveranno con questa legge di Stabilità, ma il tema sarà «uno degli impegni dell'anno prossimo»: lo stesso istituto previdenziale farà delle proposte.
Secondo Treu, "quello della flessibilità è l'obiettivo ma in che misura riusciremo a raggiungerlo dipenderà anche dai conti: la flessibilità massima costa tantissimo". Sulle possibilità per quanto riguarda le risorse necessarie all'intervento, Treu ha ricordato che ci sono diverse opzioni sul tavolo del Ministero del Lavoro tra chi potrebbe pagare l'introduzione della flessibilità, ovvero la possibilità che si esca prima della data di vecchiaia, fissata attualmente a 66 anni e 3 mesi oppure della data per la pensione anticipata per la quale sono richiesti, attualmente 41 anni e 6 mesi di contributi (42 anni e 6 mesi per gli uomini).
Per quanto riguarda il referendum costituzionale contro la Riforma Fornero, il commissario ricorda che "sta seguendo il suo iter, ma mi pare che gli ultimi referendum approvati risalgono a vent'anni fa.."
Le proposte in materia sono molteplici e sono tutte accomunate dall'introduzione di una decurtazione dell'assegno con la prospettiva, però, di ottenerlo con l'anticipo di alcuni anni rispetto alle regole attuali. L'ipotesi quindi sarebbe quella di aggiungere un ulteriore canale di uscita (rispetto a quelli previsti attualmente), opzionale e quindi a discrezione dei lavoratori.
Vale la pena di ricordare che uno strumento simile, nella legislazione vigente, già esiste e concede la possibilità alle sole lavoratrici con almeno 57 anni di età e 35 di contributi di andare in pensione subito ma con un assegno calcolato con il sistema contributivo, dunque molto piu' leggero rispetto alle regole standard: si stima un taglio di almeno il 25% sulla rendita previdenziale. Ebbene, nonostante una decurtazione così significativa dell'assegno, in questi ultimi due anni c'è stato un boom di domande, numeri che dimostrano la disperazione di migliaia di lavoratrici che sono costrette, soprattutto per la mancanza di lavoro, ad accettare la riduzione pur agguantare un reddito che altrimenti arriverebbe dopo oltre 6-7 anni. Questa possibilità, la cd. opzione donna, terminerà il 31 Dicembre del 2015.
Viene da chiedersi ma se non si trovano i fondi per prorogare oltre il 2015 un regime così "penalizzante", che nel lungo periodo è comunque vantaggioso per le Casse dello Stato, come si troveranno i denari per le altre proposte, piu' soft, che pur circolano sui tavoli del Ministero del Lavoro?
Zedde