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Squinzi boccia 'Sblocca Italia' Non basta a far ripartire Paese
- Bologna, 31 ago . - "L'ammontare reale disponibile, di cui si e' parlato, secondo una nostra sensazione non sara' sufficiente per far ripartire realmente il Paese". Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, 'boccia' il provvedimento Sblocca Italia del governo. "I concetti che ci sono - ha spiegato Squinzi durante un dibattito con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, alla Festa Nazionale dell'Unita' in corso a Bologna - sono condivisibili. Il problema e' la reale disponibilita' dei fondi per sostenere questi investimenti".
Poi una stoccata a Renzi sul bonus di 80 euro introdotto in busta paga dal governo. "I dati ci dicono che non hanno avuto un impatto reale sui consumi", ha detto Giorgio Squinzi, riferendosi al provvedimento. "Come Confindustria - ha spiegato il numero uno di viale dell'Astronomia intervenuto alla Festa Nazionale dell'Unita' di Bologna - pensavamo che sarebbe stato meglio investire questi 10 miliardi su un taglio deciso del cuneo fiscale e del lavoro. Il problema - ha concluso - e' incrementare il lavoro e il lavoro viene dalle imprese".
Ricordando la necessita' di misure come "un taglio deciso del cuneo fiscale e del lavoro", il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha precisato che "questo non significa abbassare i salari. Noi siamo per incrementare i salari". Il numero uno dell'associazione degli industriali e' intervenuto nel pomeriggio a Bologna alla Festa Nazionale dell'Unita'.
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Pensioni, Damiano: Renzi corregga la riforma Fornero per i giovani
Le imprese non assumono, ci ha ricordato giustamente Marchionne. Noi ribadiamo che una delle cause della disoccupazione dei giovani è la mancanza di turnover. Kamsin Finché i padri saranno costretti a lavorare fino a 67 anni, i figli ed i nipoti resteranno fuori dai cancelli delle fabbriche. Per questo dobbiamo correggere la “riforma” Fornero ed introdurre un criterio di flessibilità nel sistema previdenziale che consenta, per chi ha almeno 35 anni di contributi, di andare in pensione a partire dai 62 anni di età. E' quanto ha ribadito il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano in una intervista raccolta dall'Ansa.
L'idea di un intervento sulle pensioni è stata rilanciata nei giorni scorsi anche dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che si è detto disponibile all'introduzione di elementi di maggiore "flessibilità" in uscita, almeno per quanto riguarda i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. L'attesa è tutta per la prossima legge di stabilità quando il governo metterà nero su bianco le risorse disponibili e gli interventi finanziabili. In ogni caso non sembra ci sia spazio ad ulteriori tagli, soprattutto sulle pensioni d'oro e d'argento.
Damiano ricorda anche che per far riprendere l’economia "occorrono più investimenti ed un maggiore potere d’acquisto delle famiglie. Gli 80 euro vanno nella giusta direzione e devono essere consolidati ed estesi. Per i nuovi cantieri il Governo, accanto alle risorse impiegate, indichi quanti saranno i nuovi posti di lavoro. Sarebbe un segnale di speranza per un Paese in difficoltà. Alle imprese va diminuito in modo strutturale il costo del lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, attraverso un abbattimento dell’IRAP".
Ed è proprio sulle tasse che il governo sta lavorando. L'obiettivo del medio termine è quello aggiungere risorse non solo tramite tagli di spesa, ma sempre più dalla lotta all'evasione. L'idea sarebbe di utilizzare ogni anno tutte le somme recuperate dagli evasori per finanziare il «fondo taglia tasse» creato proprio dal decreto Irpef, magari inserendo nelle buste paga una voce ad hoc «introiti da lotta all'evasione».
Cambiamenti in arrivo anche per quanto riguarda il rapporto tra Fisco e cittadini. Dal prossimo anno infatti arriverà il 730 precompilato per dipendenti e pensionati. I prossimi passi «dell'umanizzazione» del Fisco ci saranno con la delega fiscale, altro provvedimento che da tempo giace nei cassetti del ministero dell'Economia. Le sanzioni saranno riviste, punizioni esemplari per chi froda il Fisco, ma mano leggera per chi fa errori formali e magari è stato sempre un contribuente fedele. Sempre sul fronte delle tasse qualche ulteriore buona notizia potrebbe arrivare anche per le imprese. Dopo i 2,3 miliardi per la riduzione dell'Irap, potrebbero arrivare altri interventi sul cuneo fiscale, magari attraverso una fiscalizzazione dei contributi all'Inps.
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Cassa Forense, agli avvocati 90 giorni per cancellarsi dall'albo
Gli avvocati non iscritti alla cassa Forense hanno 90 giorni di tempo per cancellarsi dall'albo professionale. Altrimenti scatta l'iscrizione d'ufficio alla Cassa.
Kamsin I 50mila legali non iscritti alla Cassa Forense perché hanno un reddito inferiore ai 10.300 euro, avranno 90 giorni di tempo per cancellarsi dall'albo professionale. Altrimenti per loro scatterà l'iscrizione retroattiva a partire dal 1° gennaio 2014.
Sono questi i primi effetti della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» del Regolamento attuativo dell'articolo 21 della legge 247/2012 che detta le condizioni agevolate per l'iscrizione dei professionisti legali iscritti all'Albo professionale.
Il nuovo regolamento obbliga infatti, anche a chi ha un reddito inferiore alla soglia di 10.300 euro, di versare alla Cassa Forense un contributo minimo soggettivo dimezzato, circa 700 euro all'anno (più 150 di contributo di maternità) nei primi sei anni; contributo che poi sale a 1.400 euro per i successivi due anni. In tutto 8 anni di regime avegolato a cui tuttavia verranno riconosciuti solo sei mesi di anzianità contributiva ai fini previdenziali. Una volta terminato il periodo agevolato gli iscritti dovranno versare alla cassa almeno 3.600 euro all’anno (2780 euro di contributo minimo soggettivo, 700 euro di contributo integrativo e 150 per la maternità). Ammessa comunque la possibilità di versare contributi aggiuntivi, qualora le condizioni economiche lo permettano, per recuperare la contribuzione annuale dimezzata versata durante il periodo "agevolato".
Il Regolamento riguarda anche i professionisti che hanno il titolo di avvocato ma svolgono altre attività: i commercialisti come i consulenti del lavoro non potranno più scegliere tra una cassa o l'altra, ma manterranno la doppia iscrizione versando a ciascun istituto i relativi redditi.
Il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano ha precisato che a brevissimo partiranno le lettere per chiedere di esercitare l'opzione. «Chi non vuole entrare – sottolinea Luciano – avrà 90 giorni per comunicarci l'intenzione di cancellarsi anche dall'albo; in assenza procederemo con l'iscrizione d'ufficio. Naturalmente faremo delle verifiche per appurare che la rinuncia all'albo ci sia stata. Procederemo poi a recuperare i crediti per chi, pur iscritto alla cassa, non verserà i contributi». Le condizioni agevolate offrono una possibilità di salvezza anche a 30mila legali già iscritti alla Cassa ma a rischio cancellazione perché non raggiungono il reddito previsto.
Zedde

