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Pensioni, Secondo la Cisl oltre 223 mila persone rischiano di restare nel guado
Numeri sempre più preoccupanti di lavoratori in Cassa Integrazione Straordinaria e in Deroga. Nel primo trimestre 2013 erano 199.987. A marzo le ore autorizzate di Cassa hanno toccato la soglia dei 100 milioni
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Sono oltre 223mila le persone che rischiano di perdere il loro posto di lavoro, secondo i dati calcolati dalla Cisl nei primi tre mesi di quest'anno. Sono tutti lavoratori in Cassa Integrazione straordinaria e in deroga che se saranno licenziati andranno a riempire le file degli esodati. Con la particolarità che, annuncia la Cisl, per questi lavoratori si dovranno individuare forme di salvaguardia nuove rispetto a quelle attualmente previste.
Il dato di Cigo e Cigs è preoccupante soprattutto se raffrontato a quello dello stesso periodo dell'anno scorso quando i lavoratori in bilico erano 199.987. L'allarme viene lanciato dall'Osservatorio del sindacato di Via Po che registra come la Cassa Integrazione guadagni a marzo abbia toccato la soglia dei 100 milioni di ore autorizzate, con un aumento del 2,1% rispetto a marzo 2013 e del 2,4% rispetto a febbraio.
In totale i lavoratori coinvolti ammontano a 500mila. Secondo il sindacato i dati Istat sull'occupazione riferiti all'ultimo trimestre 2013 offrono un quadro in continuo peggioramento.
A fronte di un ritmo meno accentuato di perdita di occupati nell'industria, l'edilizia perde in un anno il 5,6 % di occupati ed il terziario mostra significative riduzioni anche in aree dove l'occupazione fino a qualche tempo fa cresceva, come i servizi alla persona.
E' particolarmente inquietante il segnale che viene dall'analisi dell'occupazione per tipologia. Continua infatti da un anno la riduzione dei dipendenti a termine (-6,6% in un anno), portando la loro quota sul totale degli occupati al 9,9% dal 10,4% di un anno prima. Così come prosegue sostenuto il calo dei collaboratori (-13,3%).
Secondo la Cisl, dunque senza una ripresa economica le assunzioni non sono trainate neppure dai contratti flessibili. Solo i rapporti part-time crescono ma senza compensare affatto il calo dei rapporti a tempo pieno. Si tratta probabilmente di forme di part-time difensive per evitare licenziamenti.
In questo contesto la Cisl "apprezza" l'impegno per il lavoro del governo; ma sottolinea la necessità di misure "per bloccare il processo di deindustrializzazione e di contrazione degli investimenti con politiche di sostegno ai settori industriali emergenti ed ai programmi di ricerca ed innovazione risolvendo definitivamente alcune criticità di contesto come: il costo dell'energia, le dotazioni infrastrutturali, il costo del denaro alle famiglie ed alle imprese".
Esodati, una soluzione strutturale entro maggio
Entro fine maggio si dovrà fare l'ennesimo punto della situazione sui numeri reali, le risorse occorrenti e le soluzioni possibili per risolvere la questione esodati in via strutturale.
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"Stiamo cercando di costruire uno scivolo che consenta di collegare la condizione di queste persone al pensionamento". Lo ha detto il ministro del lavoro Giuliano Poletti parlando di esodati nei giorni scorsi al margine del festival del volontariato a Lucca spiegando che "questa è un'operazione che ha dei costi quindi la discussione che stiamo facendo è costruirla tecnicamente bene per evitare di riprodurre i problemi e trovare un bilanciamento che ci consenta di fare questa operazione in maniera efficace".
Il ministro vorrebbe quindi "fare una regola generale che dice tutti quelli che arrivano a queste condizioni possono avere questo tipo di trattamento". Sarebbe il caso che si intervenisse sulla questione con un provvedimento onnicomprensivo. Piu' volte annunciato, anche dai precedenti governi, ma mai attuato. Ancora una volta riparte la tiritera dei numeri in quanto Poletti chiede di comprendere quanti sono ancora gli esodati, ovvero le persone rimaste intrappolate nella maglie della riforma Fornero e che ora si ritrovano senza stipendio, senza ammortizzatore e senza pensione.
Dopo ben cinque interventi legislativi in due anni, la vicenda resta ancora un mistero. E' certo solo che i 162.000 "salvaguardati" dai vari provvedimenti non hanno esaurito l'intero bacino che secondo i dati della Cgil dovrebbero essere circa 300mila persone. Ma ormai l'idea di "bandire" un tavolo di confronto sembra solo un escamotage per prendere tempo e dare qualcosa in mano al "popolino".
A giorni quindi partirà un tavolo tra Ministero del Lavoro, Economia, Inps, Ragioneria generale, uffici di presidenza delle commissioni Lavoro di Camera e Senato: entro fine maggio si dovrà fare l'ennesimo punto della situazione sui numeri reali, le risorse occorrenti e le soluzioni possibili.
Tra le ipotesi - come annunciato da Poletti - c'è anche quella di riprendere il lavoro e la proposta lasciata dal suo predecessore Enrico Giovannini, di un "prestito" a chi si ritrova senza lavoro a pochi anni dall'età della pensione.
Ma per una soluzione strutturale l'ala sinistra del Pd e la Lega chiedono un intervento deciso sulla Riforma del 2011 per reintrodurre una certa flessibilità nel momento del pensionamento. Che significherebbe in pratica reintrodurre le pensioni di anzianità.
Il problema che forse cominciano a comprendere è nella necessità di tutelare anche chi ha perso il lavoro nel 2012 e nel 2013 per effetto della crisi e che i provvedimenti "salva esodati" non hanno coperto nè copriranno (la categoria si arresta al 2011). Sono decine di migliaia le persone che, per effetto della crisi, hanno lasciato il posto di lavoro infatti dopo il 2011.
Sempre in ottica lavoro Poletti ha detto: "Stiamo lavorando ad un idea di contratto di reinserimento che garantisca alle imprese un vantaggio economico significativo" a chi assume "persone avanti con l'età che hanno perso il lavoro". I vantaggi economici sono "minori oneri, minore trattamento fiscale e sul piano contributivo.
Stiamo costruendo un'agenzia nazionale per il lavoro che prenda in carico le persone che hanno questo problema e le aiuti sul piano della formazione e della ricollocazione".
Riguardo ai contratti di reinserimento "bisogna facilitarli da un punto di vista economico: un'impresa che assume una persona che è stata licenziata e in avanti con l'età, deve avere una spinta economica". Il contratto di reinserimento dovrà anche "unificare tutti gli incentivi che già ci sono".
Il governo sta anche lavorando "per ampliare la fascia fino a 29 anni" dei giovani che potranno godere del progetto "garanzia giovani". Il ministro ha ricordato che il progetto è rivolto a ragazzi "che interrompono gli studi, o li concludono e non trovano un'occupazione". E che così hanno "qualcuno che li prende in carico, con la possibilità di uno stage o un'opportunità di lavoro.
La cosa originale - ha spiegato Poletti - è che il primo lancio della comunicazione lo faremo con le imprese affinchè offrano opportunità ai giovani". I giovani saranno quindi interpellati quando sarà già disponibile per loro un ventaglio di opportunità.
Esodati, si allontana la calendarizzazione della sesta salvaguardia
La proposta di legge Damiano che prevede una ulteriore operazione di salvaguardia per lavoratori rimasti senza impiego entro il 2011 non potrà arrivare in aula entro aprile.
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Si allontanano le possibilità di una rapida approvazione della sesta operazione di salvaguardia in favore degli esodati calendarizzata alla Camera per lunedì prossimo.
Qualche giorno fa la capogruppo della Camera dei Deputati ha infatti riconosciuto che il disegno di legge che prevede l'estensione delle operazioni di salvaguardia per lavoratori rimasti senza impiego non potrà arrivare in aula nei temi previsti in origine. Il problema sta nelle coperture sulle quali si dovrà cercare prima un confronto con Inps e Ministeri dell'Economia e del Lavoro. Ma la presidente Laura Boldrini ha assicurato che «vista la rilevanza del tema» il testo verrà calendarizzato il più presto possibile.
La proposta in standby è il progetto di legge unificato Damiano, un provvedimento che raccoglie diversi testi presentati da tutte le parti politiche e che, di fatto, consente il pensionamento con i requisiti pre-Fornero ai lavoratori rimasti senza impiego che maturano, secondo diversi parametri, i requisiti entro il 2018. Una spesa ancora difficilmente calcolabile ma che comunque oscilla tra i 20 e e 30 miliardi di euro a regime.
Troppi secondo la Ragioneria dello Stato. Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, nell'incontro che ha avuto con la rete degli esodati in settimana ha tuttavia rassicurato che il governo è impegnato alla ricerca di una soluzione strutturale al dramma dei lavoratori rimasti impigliati nella rete della Riforma Fornero.
Ma la soluzione non appare facile. L'idea alternativa all'approvazione di una sesta salvaguardia è sempre quella dell'introduzione del cd. "prestito pensionistico" a cui aveva già lavorato il Ministro Giovannini. Un progetto che, tuttavia, il ministro Maria Anna Madia vorrebbe tener separato dal piano di pre-pensionamenti di dipendenti pubblici da associare all'annunciata "staffetta generazionale". Anche se, al momento, non sono stati indicati numeri chiari e tanto meno ipotetici flussi di spesa.
Insomma le grane per il nuovo esecutivo non mancano. Ma se l'individuazione delle nuove risorse è oggettivamente materia complessa, il governo dovrebbe dare prova di una maggiore celerità sull'adozione dei provvedimenti a costo zero.
E su questo fronte c'è parecchio da fare a cominciare con la pubblicazione dei decreti di proroga del sostegno al reddito relativi al 2014 (e alla seconda parte del 2013) individuati dall'articolo 12, comma 5-bis del Dl 78/2010.
Sempre per la fascia di età degli over cinquantenni espulsi dal lavoro, Poletti intende rilanciare il contratto di reinserimento «unificando tutti gli incentivi che già ci sono per farlo diventare uno strumento che garantisce alle imprese un vantaggio economico significativo», in termini di «minori oneri, minore trattamento fiscale e contributivo, se assumono persone con questo tipo di problema». Con un'altra misura allo studio, si prevede di abbassare i costi per il periodo di inserimento nel contratto a tempo indeterminato.
Bonus Irpef, beneficio esteso anche ai redditi sotto gli 8 mila euro
Un bonus Irpef da 722 euro per gli ultimi 8 mesi del 2014, destinato a salire fino a 820 euro per l'intero 2015. Potrebbero essere questi i livelli massimi di risparmio della nuova curva delle detrazioni Irpef allo studio del governo.
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Sembra trovare conferma la possibilità di un'estensione del bonus irpef anche a 4 milioni di incapienti, per i quali la no tax area non avrebbe consentito l'applicazione dell'aumento delle detrazioni a cui il governo sta lavorando per portare gli 80 euro in busta paga a Maggio.
Per riconoscere loro il il bonus il governo starebbe ipotizzando di far erogare direttamente in busta paga dai datori di lavoro una somma pari al 9% del reddito fino a circa 4.100 euro che darebbe luogo a un credito di 380 euro. Questa somma, poi, diminuirebbe al crescere del reddito per azzerarsi una volta toccato il nuovo limite della soglia di non tassazione.
Per il prossimo anno la no tax area potrebbe salire fino a 8.500 euro, per gli incapienti la percentuale da applicare alla prima fascia di reddito da zero a 4.250 euro annui salirà al 15% e portando un credito di 638 euro. Il bonus anche in questo caso si andrebbe via via ad azzerare una volta toccata la soglia degli 8.500.
Ci sono due problemi, però. Il primo è trovare nuove risorse, quasi un miliardo di euro, visto che il numero delle persone coinvolte salirebbe da 10 a 14 milioni. A meno che non si decida di spalmare in modo diverso i fondi già trovati per l’aumento delle detrazioni Irpef, lasciando fisso solo lo sconto massimo di 80 euro. Il secondo problema è tecnico. Il bonus per gli incapienti potrebbe essere anticipato dal datore di lavoro che poi lo recupererebbe a sua volta sotto forma di credito d’imposta. Ma restano in piedi anche l’ipotesi del taglio dei contributi Inps, comunque versati anche da chi è nella no tax area, o del contributo diretto pagato sempre dall’Inps.
Nello stesso decreto su Irpef e incapienti ci sarà lo sconto dell’Irap per le imprese: del 5% quest’anno e poi, si legge nel Def, di «almeno il 10%» a partire dall’anno prossimo. L’operazione sarà finanziata con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (Bot esclusi) che dal primo luglio di quest’anno dovrebbe passare dal 20 al 26% .
Oltre gli 8mila euro la nuova curva delle detrazioni Irpef prevede un ampliamento delle fasce di contribuenti che potranno utilizzare l'attuale detrazione in misura fissa. Per l'anno 2014, infatti, gli attuali 1.880 euro resteranno fissi per tutti i contribuenti fino a 24mila euro di reddito. Quanto ai destinatari gli 80 euro mensili si concentreranno nella fascia di reddito che si trova entro i 24mila euro: oltre questa soglia l'effetto andrà a ridursi per annullarsi completamente a 35mila euro.
Tasi 2014, ecco le regole per il pagamento dell'acconto
Il decreto dl «Salva-Roma» passa con la fiducia alla Camera. L'acconto Tasi 2014 avverrà con regole diverse per prima e seconda casa.
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Con l'approvazione in prima lettura alla Camera, con 325 voti favorevoli e 176 contrari, della legge di conversione del Decreto Legge 16/2014 "Salva Roma ", si cominciano a delineare le regole per il versamento dell'acconto Tasi per milioni di contribuenti italiani. Versamento che sarà diverso per abitazioni principali e per gli altri immobili.
Infatti nei Comuni che non riusciranno a fissare le aliquote entro il 23 maggio e a pubblicare entro il 31 maggio le delibere sul portale del federalismo fiscale, i proprietari delle abitazioni principali dovranno eseguire l'intero pagamento il 16 dicembre.
Per gli altri immobili invece,i proprietari dovranno versare il 16 giugno l'acconto pari al 50% del tributo ad aliquota standard dell'1 per mille, con la possibilità di doversi poi far restituire la quota versata nei Comuni che decideranno di non applicare la Tasi su questi immobili, (per esempio perché l'Imu è già al 10,6 per mille) o chiederanno solo un'aliquota aggiuntiva fino allo 0,4 per mille.
Confermate invece le regole generali della Tasi (l'imposta sui servizi indivisibili): il prelievo si applica sui fabbricati, compresa l'abitazione principale e sulle aree fabbricabili, così come definiti ai fini Imu attraverso una base imponibile determinata con le stesse regole dell'Imu.
I soggetti passivi sono i possessori e detentori (anche inquilini) degli immobili (questi ultimi in misura compresa tra il 10 e il 30 per cento, secondo quanto decide il comune). L'aliquota base è l'1 per mille; l'aliquota massima per le abitazioni principali quest'anno non può superare il 2,5 per mille, mentre quella per gli altri immobili va determinata in modo che la somma di Tasi e Imu non superi il 10,6 per mille.
Il Comune però può aumentare le aliquote massime di un altro 0,8 per mille se fissa agevolazioni all'abitazione principale, tali da equiparare il carico della Tasi a quello dell'Imu su questa abitazione.
Tari - Le modifiche al Dl 16/2014 coinvolgono anche le regole per il calcolo della Tari "il tributo sui rifiuti", che vede l'eliminazione dell'esenzione prevista dal decreto originario per imprese e centri commerciali sui rifiuti speciali assimilati agli urbani e smaltiti autonomamente dai produttori.
La Tari ha sostituito la Tares ed è dovuta per finanziare il servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Si applica su tutti gli immobili suscettibili di produrre rifiuti urbani con esenzione delle superfici che producono rifiuti speciali e delle aree scoperte pertinenziali. La Tari è costituita da una quota fissa e da una variabile: la prima a copertura dei costi fissi del servizio, la seconda per la fruizione del servizio da parte del contribuente.
Quanto alle modalità di pagamento, resta confermato che le utenze domestiche pagheranno in funzione dei metri quadrati e del numero dei componenti il nucleo familiare, mentre le altre utenze pagheranno in funzione dei metri quadrati e degli indici medi di produttività dei rifiuti.
Nei calcoli delle tariffe 2014 e 2015 per le utenze domestiche comunque, i Comuni avranno maggiore libertà nel fissare i parametri per quota fissa e quota variabile, mentre le detrazioni "sociali" aggiuntive a quelle tipizzate potranno essere finanziate con risorse di bilancio anche se costano più del 7% del totale degli oneri del servizio.
La Tari si paga alle scadenze stabilite dal comune che deve assicurare almeno due rate semestrali. Entro il 30 giugno 2014 il Ministero dell'Ambiente dovrebbe tuttavia approvare un nuovo regolamento per determinare le nuove tariffe della Tari.
Imu - Poche invece le novità per quanto riguarda l'Imu. Si paga su fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli ed è dovuta solo dal proprietario o da chi vanta un diritto reale di godimento. La base imponibile si determina partendo dalla rendita catastale dell'immobile, rivalutata e moltiplicando l'importo per i coefficienti stabiliti dalla legge per ciascuna tipologia immobiliare.
Per le aree fabbricabili, l'imponibile è il valore di mercato del bene. L'aliquota base è pari al 7,6 per mille ma il comune può variarla dal minimo del 4,6 per mille al massimo del 10,6 per mille.
Restano ferme le due rate al 16 giugno e al 16 dicembre di ogni anno. L'Imu non è dovuta sulle abitazioni principali non di lusso e su quelle a esse assimilate per legge o per regolamento comunale. Non è dovuta anche sugli alloggi sociali, sugli immobili adibiti a ricerca scientifica degli enti non commerciali e sui beni merce delle imprese costruttrici. Il Dl 16/2014 chiarisce definitivamente, poi, che i versamenti insufficienti dell'Imu 2013, travolti dal caos-aliquote, possono essere sanati senza sanzioni e interessi entro il 16 giugno.
Altro...
Statali, il Def blocca fino al 2020 gli aumenti per i dipendenti pubblici
I sindacati protestano contro la possibilità di bloccare la contrattazione del Pubblico Impiego fino al 2020 e sull'ipotesi di conferma del congelamento del turn over fino al 2017.
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I dipendenti del Pubblico Impiego temono le misure annunciate nei giorni scorsi dal premier Matteo Renzi: il rischio è quello di restare senza contratto e con lo stipendio congelato fino al 2020, all'indomani dell'approvazione del DEF che impone nuovi tagli per il settore pubblico.
Il menù presentato in settimana dal Cdm prevede infatti, l'accelerazione dell'introduzione dei costi standard per calcolare i trasferimenti ai Comuni (600-800 milioni nel 2015), la riorganizzazione delle forze di polizia con un occhio alla presenza territoriale, ai corpi specializzati e alla Forestale (il Def parla di 800 milioni nel 2015).
Nell'elenco anche l'estensione della Fatturazione Elettronica a tutta la Pubblica Amministrazione (110 milioni di risparmi per il prossimo anno), la riorganizzazione delle Capitanerie di porto e dei Vigili del Fuoco (300 milioni), mentre dalla riforma delle Comunità montane verranno altri 100 milioni.
In tutto per ora, si tratta di 2,1 miliardi, ai quali se il governo confermerà le linee annunciate nel Documento Renzi-Padoan, si aggiungeranno i risparmi che si otterranno dal blocco della contrattazione del Pubblico Impiego fino al 2020 e dalla conferma del congelamento del turn over fino al 2017.
L’indicazione però non è chiara;il governo si limita infatti ad incrementare leggermente le uscite per il personale a partire dal 2018, per la necessità di provvedere all’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2018-2020.
Ed è questa circostanza che ha fatto scattare l’allarme dei sindacati: prevedere il versamento dell’indennità suppone appunto che i contratti non siano rinnovati. Va ricordato che il blocco dura per i Dipendenti Pubblici ormai dal 2011: dunque nel caso le cose andassero davvero così, le loro retribuzioni resterebbero inchiodate ai valori nominali per ben un decennio.
Ecco quindi che i rappresentanti sindacali della categoria, lanciano il loro grido d'allarme: «Un ulteriore blocco sarebbe inaccettabile e la nostra risposta non si farebbe attendere», hanno fatto sapere i Segretari generali di Fp-Cgil / Cisl-Fp / Uil-Fpl e Uil-Pa, " Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili".
Mentre per Raffaele Bonnani numero uno della Cisl, «è aberrante spostare in avanti il Contratto dei Dipendenti Pubblici, questo significa mettere a terra completamente la Pubblica Amministrazione».
Stipendi Dirigenti Pubblici - Intanto però c’è da mettere a punto la stretta sugli stipendi dei Dirigenti. Secondo le ultime novità il governo potrebbe accantonare l’idea di un taglio secco e progressivo sul modello delle pensioni alte, per alcuni dubbi di Costituzionalità e lavora ad un intervento sulla parte variabile della retribuzione, in particolare quella legata al risultato, fermo restando l’applicazione di tetti.
La Presidenza del Consiglio sembra essere il laboratorio in cui sperimentare le nuove ricette. Si attende un decreto per la riorganizzazione della struttura, mentre le nomine dei nuovi capi Dipartimento dovrebbero tener conto del nuovo corso, con riduzioni di 15-18 mila euro l’anno. Per i Dirigenti Pubblici è poi prevista l’istituzione di un ruolo unico e la rimozione dei vincoli all’ingresso di esterni.
Pensioni, l'Inps informerà i lavoratori sull'ammontare della pensione annualmente
Il DEF prevede l'introduzione della cosiddetta "busta arancione", importata dal modello svedese; informerà i lavoratori sulla stima dell'ammontare della pensione che sarà pagata dalla previdenza pubblica.
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Già da quest'anno l'Inps inizierà ad inviare ai suoi iscritti il documento che consentirà di stimare la pensione attesa. E' quanto si apprende dal Documento di Economia e Finanza (Def) approvato da Renzi, in cui si specifica che «il Ministero del Lavoro progressivamente informerà tutti i lavoratori delle diverse gestioni Inps, sulla loro futura condizione pensionistica attraverso il Progetto Trasparenza sulle pensioni dell'Inps».
Già da molti anni , l'idea circolava senza però essere mai stata attuata. A fine 2013 l'ex ministro del Welfare Enrico Giovannini e l'ex presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua, avevano annunciato che entro pochi mesi i pensionandi italiani avrebbero conseguito maggiore trasparenza sul proprio prospetto pensionistico. Poi con la caduta di Letta e di Mastrapasqua non se ne fece piu' nulla.
Il Def oggi però prevede che nei prossimi mesi l'operazione trasparenza sulle pensioni potrà avere inizio e darà la possibilità a tutti i lavoratori di effettuare simulazioni sulla propria condizione pensionistica futura. Secondo il DEF nel corso del 2014 l'Inps invierà, "inizialmente solo ad alcune categorie di lavoratori, secondo successivi passaggi" la cosiddetta busta arancione (così, chiamata dal colore della lettera che la Svezia spedisce ai lavoratori per informarli sulle stime dell'ammontare della pensione, ndr)".
Si tratta di "uno strumento che darà in tempo reale informazioni sugli anni di contributi versati e mancanti, l'entità della eventuale rendita e quando poter andare in pensione con la possibilità del calcolo della pensione online".
Ma anche questa volta si dovrà vedere se la misura sarà effettivamente attuata. La "busta arancione" dovrebbe aiutare i lavoratori italiani piu' giovani a conoscere l'entità stimata della prestazione pensionistica sulla base del calcolo contributivo, notoriamente molto piu' penalizzante rispetto a quello fruito dai loro padri. Il rischio di allarmare i destinatari o meglio di rappresentare loro la realtà dell'importo che potrà essere conseguito, secondo la Cgil, ha frenato politicamente l'operazione trasparenza piu' volte annunciata.
Fattura Digitale, dal 6 Giugno scatta l'obbligo per le Pa
Dal 6 Giugno arriva l'obbligo della fattura elettronica verso le Pubbliche Amministrazioni.
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Dal prossimo 6 Giugno scatterà l'obbligo della fattura elettronica verso la Pa senza piu' la possibilità di utilizzo del supporto cartaceo ai sensi di quanto previsto dal Dm 55/2013. Per avere una visione più completa della nuova disciplina, vediamo quali saranno i principali meccanismi che accompagnaranno la novità.
La decorrenza del divieto - Il 6 giugno 2014 scatta l'obbligo di emettere le fatture in modalità elettronica con un determinato formato (XML con sottoscrizione digitale) verso circa i 18.000 uffici della Pubblica amministrazione. Se le fatture perverranno in forma cartacea, il destinatario non potrà gestirle né pagarle fino a che non gli venga spedita in modalità elettronica nel formato Xml.
Il legislatore, ha però concesso un termine di 3 mesi (fino al 6 Settembre 2014) per consentire agli uffici di trattare le fatture emesse in forma cartecea secondo le modalità precedenti e potrà pertanto provvedere al loro pagamento. Se la procedura di liquidazione e di pagamento non si concluderà entro il 6 Settembre la gestione della fattura dovrebbe comunque proseguire normalmente fino alla sua liquidazione ed al pagamento (onde evitare un ulteriore aggravio per il fornitore).
Qualora invece il fornitore abbia inviato la fattura con modalità cartacea prima del 6 giugno, ma la stessa venga in tutto o in parte rifiutata dall'ente destinatario, il fornitore dovrà procedere all'emissione di una nuova fattura o nota di variazione in formato elettronico ai sensi di quanto stabilito dal Dm 55/2013.
Si sottolinea che, in base alle regole previste dalla legge 244/2007, il fornitore e la Pa, in regime di fatture elettroniche dovranno gestire e conservare i documenti secondo le disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale (Dlgs 82/2005).
Taglio Irpef, per gli incapienti 380 euro il beneficio
Si punta a un credito massimo di 380 euro per i «contribuenti incapienti» che hanno redditi annuali fino a 8.200. A erogare il bonus sarà il datore di lavoro che poi recupererà in compensazione le somme erogate al dipendente.
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Le soluzioni sul tavolo di Palazzo Chigi per allargare a circa 15 milioni di contribuenti Irpef la riduzione delle tasse vedrebbero l'introduzione di un credito fino a 380 euro per i lavoratori dipendenti incapienti, cioè quelli che hanno redditi annuali fino a 8.200 euro e per i quali già le attuali detrazioni d'imposta azzerano completamente l'Irpef.
Si tratta di lavoratori, ovviamente, che non avrebbero alcun risparmio fiscale con un intervento sull'aumento delle detrazioni Irpef. Per estendere i bonus anche a questi lavoratori il governo pensa all'introduzione di un credito che sarà erogato mensilmente dal datore di lavoro che , successivamente, potrà recuperare in compensazione le somme erogate in anticipo al lavoratore.
Per i contribuenti fuori dalla no tax area sembra confermato che il bonus fiscale arriverà incidendo sul sistema delle detrazioni attualmente presenti. L'importo della detrazione Irpef, pari a 1.880 euro, sarà applicato in misura fissa per i redditi fino a 24.000 euro (con un aumento già da maggio pari a circa 80-90 euro al mese netti in piu'). La detrazione si ridurrà poi via via al crescere del reddito annuale per esaurire i benefici al raggiungimento dei 55mila euro di reddito annuale.
Dunque salvo modifiche dell'ultima ora il governo, nel decreto del 18 aprile che sarà approvato subito dopo il via libera delle Camere al Def, estenderà il bonus anche in favore dei 4 milioni di lavoratori dipendenti con redditi bassi e spesso titolari di contratti flessibili e discontinui (come Co.co.co e Co.co.pro) che attualmente si vedono azzerare l'Irpef con l'applicazione della detrazione in misura fissa (1.880 euro) e l'applicazione dell'aliquota relativa al primo scaglione della curva Irpef (23%).
Tra le altre misure annunciate da Renzi che dovrebbero vedere la luce il 18 Aprile, c'è poi l'avvio di un processo di digitalizzazione e semplificazione che prevede la migrazione della Pa sulla rete anche con la realizzazione della nuova anagrafe dei cittadini, dell'identità digitale e le norme per la fatturazione elettronica,il taglio agli stipendi dei manager pubblici che dovrebbero essere basati su quattro tetti (quello massimo a circa 238mila euro annui lordi). L'obiettivo è di estenderli da subito ai segretari generali e agli alti funzionari del Quirinale, della Consulta, e delle Camere.
Sulla sanità si attendono interventi per quasi 1 miliardo, agendo sui costi standard e sulle convenzioni ospedaliere e quelle legate agli acquisti di beni e servizi. Dovrebbe anche avviarsi una riorganizzazione delle forze di polizia, senza ridurre i servizi, per ottenere risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e 1.700 milioni nel 2016, attraverso un miglior coordinamento, incluso nell'acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale.
Esodati, un tavolo di confronto con l'Inps prima della proposta damiano
«Entro Aprile si aprirà un tavolo con i ministeri dell'Economia e del Lavoro, l'Inps e gli uffici di presidenza delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, integrati dai capigruppo, per trovare una soluzione rapida.
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Una pausa per la proposta Damiano. Il governo ha dato la disponibilità all'apertura di un tavolo ad hoc entro la fine del mese, al quale parteciperà il ministero dell'Economia, quello del Lavoro, i vertici lnps e una rappresentanza parlamentare.
Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) è soddisfatto “E' un passo avanti" commenta infatti sottolineando come l'Esecutivo punti a trovare “una soluzione rapida e strutturale".
Da mesi in Commissione Lavoro a Montecitorio, i deputati lavorano ad una proposta per estendere le deroghe alla Riforma del 2011, (atteso in Aula per lunedì) che possano dare una risposta agli esodati.
Il testo messo a punto in Parlamento, tuttavia, non è accompagnato dalla relazione tecnica sulle coperture e quindi se si fosse deciso di proseguire l'iter parlamentare si sarebbe corso il rischio di continuare a “girare a vuoto", come evidenzia Damiano. Da qui l'idea di una pausa sulla proposta unificata che sarà integrata con le eventuali coperture che emergeranno dal confronto con Inps e Ministero.
Ora invece, spiega l'esponente Pd, giocheremo tutti a carte scoperte e non ci saranno più rimpalli di responsabilità tra il Ministero dell'Economia e quello del Lavoro, tra il governo e il Parlamento.