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Affitti in nero, dopo la decisione della Consulta rischio caos
Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale della norma sugli affitti in nero, il Governo ha aperto un dossier per valutare cosa fare.
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I giudici della Corte Costituzionale – con la Sentenza 50/2014 – hanno cancellato la possibilità per l'inquilino di denunciare il proprietario ottenendo in cambio un affitto a canone iper-scontato per quattro anni, rinnovabili di altri quattro.
Nello specifico la Consulta ha dichiarato illegittimo l'articolo 3, commi 8 e 9, del Dlgs 23/2011 che permetteva all'inquilino di registrare di propria iniziativa il contratto d'affitto presso un qualsiasi Ufficio delle Entrate, beneficiando cosi' di un canone annuo pari al triplo della rendita catastale (importo che spesso era del 70-80% inferiore ai valori di mercato), con una durata di quattro anni rinnovabili di altri quattro.
La registrazione poteva essere effettuata a cura dell'inquilino – ma anche da parte dei funzionari del Fisco o della Guardia di Finanza – in tutti i casi in cui il contratto d'affitto non era stato registrato dal propretario entro il termine previsto dalla legge, in genere 30 giorni dalla firma; stessa situazione accadeva quando il contratto era stato registrato indicando un importo inferiore a quello reale e quando al posto di un contratto di locazione, era stato registrato un finto comodato gratuito.
Con la decisione della Consulta i proprietari potranno chiedere agli inquilini di liberare l'abitazione. Ma bisognerà anche regolare il periodo in cui il conduttore ha occupato l'alloggio: se è vero che il canone di legge non esiste più, il proprietario ha diritto a un'indennità per l'arricchimento senza causa, e alla fine potrebbe essere il giudice a risolvere la questione.
Ora dunque il governo dovrà decidere cosa fare con i contratti registrati a partire da giugno 2011 sulle base del Dlgs 23/2011. Sul tavolo i nodi delle conseguenze per gli inquilini, che potrebbero essere chiamati a pagare i canoni fissati in origine, e come fare per non disperdere i primi risultati sul fronte della lotta agli affitti in nero. Il dossier è di competenza del Ministero delle Infrastrutture, che nei giorni scorsi ha incontrato i Sindacati degli inquilini e le Associazioni della proprietà edilizia.
Pesanti gli effetti per i conduttori che hanno denunciato e beneficiato dei canoni ridotti, che si stanno vedendo già recapitate le diffide per ottenere il reintegro dei canoni. Peggio ancora per gli inquilini che non avevano un contratto scritto che potrebbero anche essere citati in giudizio per occupazione abusiva e vedersi arrivare una sentenza di sfratto, nel giro di due o tre mesi se non si fa opposizione; oltre ovviamente al rischio di un distacco delle utenze.
Riforma del Lavoro, il contratto di inserimento sarà sperimentale
Il ddl delega per la riforma del mercato del lavoro è pronto. Così cambiano ammortizzatori e contratti. Contributi cig ripartiti in base all’utilizzo, sperimentazione del contratto di inserimento.
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C'è l'obiettivo di garantire un sostegno al reddito anche a chi oggi non ne ha diritto — come i co. co. co. e c'e l'impegno a tutelare la maternità di tutte le donne lavoratrici, anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato i contributi.Si vogliono potenziare i voucher, che si vorrebbero sempre più simili ai mini-jobs tedeschi. Sono queste le principali novità che potrebbero vedere l'ingresso nel nostro ordinamento con il ddl delega sul lavoro che è arrivato in Senato.
Il ddl delega si affianca al decreto lavoro sui contratti a termine e apprendistato già all’esame della Camera e completa le misure di riforma del mercato del lavoro contenute nel cd. Jobs Act.
Naturalmente, essendo una legge delega, sono enunciati i principi e i criteri base di ogni misura: bisognerà poi attendere i decreti legislativi per i dettagli. E nella delega c'è anche il contratto unico a tutele crescenti, citato in realtà solo in forma «eventualmente sperimentale».
In pratica in un primo periodo (pari a tre anni) verrà concesso all’imprenditore di assumere a tempo indeterminato sapendo però che, se le cose dovessero andare male, può licenziare il lavoratore senza la paura di essere portato in tribunale.
Un utilizzo che non piace alla minoranza del Pd e che non va bene nemmeno al sindacato. «E' una proposta puramente teorica, le imprese utilizzeranno il contratto a termine liberalizzato» ha commentato Guglielmo Loy della Uil.
In caso di perdita di lavoro si potrà usufruire dell’Aspi, assicurazione sociale per l’impiego, che sarà universalizzata con l’estensione ai co.co.co. L’importo e la durata saranno «commisurati alla storia contributiva del lavoratore». Ovvero dipenderanno da quanti contributi sono stati versati: chi più ne ha, potrà usufruire dell’assegno per un periodo più lungo.
Prima dell’entrata a regime del nuovo strumento ci sarà una sperimentazione biennale e risorse definite. Chi usufruirà dell’assegno dovrà comunque darsi da fare: il ddl prevede che il beneficiario sia coinvolto in attività a favore delle comunità locali, non necessariamente promosse da enti pubblici.
Per aiutare chi ha perso il lavoro a trovarne un altro verranno razionalizzati gli incentivi all’assunzione esistenti e nascerà - senza nuovi oneri - l’Agenzia nazionale per l’occupazione. In pratica ci sarà un riordino delle liste di disoccupazione. Oggi infatti vi s'iscrivono anche molte persone che non cercano un posto, ma vogliono solo ottenere servizi assistenziali sociali.
Secondo le intenzioni del governo lo stato di disoccupazione non sarà più considerato requisito essenziale per averne diritto. In arrivo anche una semplificazione delle forme contrattuali. Alcune probabilmente spariranno. Partirà anche la sperimentazione del salario minimo. I voucher per le attività lavorative discontinue e occasionali saranno estesi a tutti i settori produttivi.
Pensioni, ecco le regole per l'accesso dei lavoratori salvaguardati
La riforma pensionistica del 2011 ha abolito il sistema delle pensioni di anzianità e delle quote e le finestre mobili. Ma i lavoratori salvaguardati continuano a dover fare i conti con il vecchio e problematico sistema di pensionamento.
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Sono tanti i quesiti dei lettori che ci chiedono quali sono le modalità di accesso alla pensione con specifico riguardo ai lavoratori salvaguardati. La stratificazione delle Riforme che si sono susseguite in questi ultimi anni ed un cantiere sempre aperto su questo tema infatti non fanno altro che alimentare incertezze e dubbi. Vediamo dunque in questo articolo di riassumere le modalità di pensionamento a cui sono soggetti.
Prima di tutto va fatta una premessa. Le regole riguardanti il pensionamento sono state modificate dal 1° Gennaio 2012 con la Riforma del Dl 201/2011 (che ha abolito le pensioni di anzianità e disapplicato le finestre mobili) ma gli oltre 130 mila lavoratori che sono rientrati o che rientreranno nella categoria dei "salvaguardati" nei prossimi tempi manterranno le vecchie regole, piu' favorevoli. Quelle vigenti sino al 31.12.2011. Si tratta dunque di una deroga, un'eccezione, che viene riconosciuta ai lavoratori che si trovano in condizione di fragilità economica e sociale.
Gli interessati hanno infatti lasciato (o perso) il posto di lavoro prima del 31.12.2011; e per costoro l'allungamento dell'età pensionabile disposta con il Dl 201/2011 avrebbe comportato anni di vuoto economico insostenibile. Il beneficio tuttavia è riconosciuto non tout court ma solo in favore dei soggetti che, in base alle vecchie norme, erano piu' prossimi alla pensione (qui gli ulteriori dettagli sulle categorie ammesse in base a ciascuna salvaguardia).
Dato che in favore di questi soggetti rivive la vecchia disciplina pensionistica appare utile avere ben chiare le sue regole per comprendere quando si potrà andare in pensione.
Vediamo prima di tutto le regole per l'accesso alla pensione di anzianità per il periodo 2012-2019, termine entro il quale la maggior parte dei salvaguardati maturerà la pensione.
Dipendenti - La vecchia normativa vede il mantenimento delle cd. quote. Le quote sono determinate dalla somma dell'età del lavoratore e dei contributi maturati. Per i dipendenti pubblici e privati (uomini e donne) nel 2012 i requisiti da perfezionare sono quota "96" con un minimo di 60 anni e 35 di contributi. Quindi per accedere alla pensione di anzianità si possono far valere 60 anni e 36 anni di contributi oppure 61 anni e 35 anni di versamenti. Dal 1° gennaio del 2013 i requisiti si alzano di un anno e vengono anche adeguati alla stima di vita Istat (3 mesi).
Pertanto da questa data in poi, è necessario raggiungere quota "97,3", con un'età minima di 61 anni e 3 mesi ed almeno 35 di contributi. Dal 2016 in poi ci sarà un ulteriore adeguamento alla stima di vita Istat pari, è ancora una stima non ufficiale, a 4 mesi. Da questa data in poi sarà dunque necessario perfezionare quota 97,7 ed un'età minima di 61 anni e 7 mesi di età (oltre a 35 anni di contributi).
Ad esempio un lavoratore salvaguardato nato nel gennaio 1953 che può vantare 36 anni di contributi a gennaio 2014 maturerà i requisiti per la pensione di anzianità nell'Aprile 2014: per quella data avrà infatti 61 anni e 3 mesi di età e la somma età e contributi supererà quota 97,3 (36+61 e 3 mesi = 97,3).
Gli autonomi - Le stesse regole valgono anche per artigiani, commercianti e agricoltori per i quali le quote sono però più alte (96, 97 e 98) e comportano un'età minima più alta di un anno. Quindi nel 2012 sono necessari 61 anni e quota 97 (ed almeno 35 di contributi); nel triennio 2013-2016 diventano "98,3" e 62 anni e 3 mesi di età; e dal 2016 salgono a "98,7" e 62 anni e 7 mesi di età.
Per tutto il periodo 2012-2019 resta sempre possibile accedere alla pensione di anzianità, indipendentemente dall'età anagrafica, con i 40 anni di contributi (2080 settimane), si tratta dei cd. "quarantisti" che possono pertanto accedere alla pensione anche con età inferiori a 60 anni e senza alcuna penalità a condizione però di aver raggiunto il solo requisito contributivo.
Il raggiungimento della quota per la pensione di anzianità è facilitato dal fatto che si tiene conto anche delle frazioni di età e di contribuzione, fermo restando che complessivamente quest'ultima non può essere inferiore a 35 anni. Supponiamo, tanto per fare un esempio, che un lavoratore dipendente possa far valere al 31 luglio 2012 60 anni e 6 mesi di età e una contribuzione di 35 anni e 6 mesi. In questo caso matura alla stessa data (31 luglio 2012 ) il requisito per la pensione di anzianità con la quota "96". Il conteggio sarà effettuato in modo tale da utilizzare anche le frazioni minime con arrotondamenti fino al terzo decimale sia dell'età che dell'anzianità contributiva. Per il raggiungimento di una determinata quota non si potrà utilizzare, però, la contribuzione figurativa per disoccupazione e malattia. Fermo restando che gli stessi periodi saranno considerati utili per maturare i 40 anni di contribuzione, sempre che senza di essi si raggiunga la soglia minima dei 35 anni.
Pensione di vecchiaia - Piu' semplici invece le regole per la pensione di vecchiaia. Gli uomini del settore privato e pubblico e le donne del settore pubblico accedono alla prestazione di vecchiaia con 65 anni e 20 di contributi dal 2012 che salgono a 65 anni e 3 mesi dal 2013 e passano a 65 anni e 7 mesi dal 2016. L'incremento è sempre legato alla stima di vita che com'è già detto è di 3 mesi nel 2013 e di 4 mesi nel 2016. Scalini molto piu' ripidi per le donne del settore privato che all'indomani dell'approvazione della legge 111/2011 avrebbero dovuto dal 2014 scontare il lento e progressivo adeguamento dell'età pensionabile a quella degli uomini. Questi infatti i requisiti per la vecchiaia: 60 anni nel 2012; 60 anni e 3 mesi nel 2013; 60 anni e 4 mesi nal 2014; 60 anni e 6 mesi nel 2015; 61 anni ed un mese nel 2016; 61 anni e 5 mesi nel 2017; 61 anni e 10 mesi nel 2018 e 62 anni e 8 mesi nel 2019.
Le finestre mobili - Con la vecchia disciplina restano in vigore anche le finestre mobili introdotte con il Dl 78/2010. Per i lavoratori dipendenti sono pari a 12 mesi dalla data di maturazione del requisito; per gli autonomi sono invece pari a 18 mesi. Ancora piu' lunghe quelle per i quarantisti che dal 2012 scontano un differimento di un mese, di due mesi dal 2013 e di tre mesi dal 2014.
La complessità della normativa previgente può essere chiarita dalle seguenti tabelle.
P. Anzianità (quote) | Lavoratori dipendenti | Lavoratori Autonomi | ||||
Anno | Età* | Contributi* | Quota | Età* | Contributi* | Quota |
2011-2012 | 60 | 35 | 96 | 61 | 35 | 97 |
2013-2015 | 61 anni e 3 mesi | 35 | 97,3 | 62 anni e 3mesi | 35 | 98,3 |
2016-2018 | 61 anni e 7 mesi | 35 | 97,7 | 62 anni e 7 mesi | 35 | 98,7 |
dal 2019 | 61 anni e 11 mesi | 35 | 98,1 | 62 anni e 11 mesi | 35 | 99,1 |
Finestra | 12 mesi | 18 mesi | ||||
* Valori al di sotto dei quali non è possibile scendere. Cio' significa che la quota può essere raggiunta tramite la somma di 61 anni e 35 contributi oppure 60 anni e 36 contributi. Ma non tramite la somma di 59 anni e 37 o 62 anni e 34 di contributi. |
Pensione di Anzianità (40 anni di contributi) | ||||
Tipologia | Requisito contributivo 2012-2019 | Finestra 2012 | Finestra 2013 | Finestra 2014 in poi |
Dipendenti | 40 anni | 13 mesi | 14 mesi | 15 mesi |
Autonomi | 40 anni | 19 mesi | 20 mesi | 21 mesi |
Pensione di vecchiaia | Uomini e Donne Pubblico Impiego | Donne settore Privato |
2012 | 65 anni | 60 anni |
2013 | 65 anni e 3 mesi | 60 anni e 3 mesi |
2014 | 65 anni e 3 mesi | 60 anni e 4 mesi |
2015 | 65 anni e 3 mesi | 60 anni e 6 mesi |
2016 | 65 anni e 7 mesi | 61 anni ed 1 mese |
2017 | 65 anni e 7 mesi | 61 anni e 5 mesi |
2018 | 65 anni e 7 mesi | 61 anni e 10 mesi |
2019 | 65 anni e 11 mesi | 62 anni e 8 mesi |
Finestra | 12 mesi |
Pensioni, l'Inps avvia le verifiche sui beneficiari delle prestazioni assistenziali
Ai pensionati che hanno utilizzato i canali telematici l'Inps chiederà via internet i dati relativi ai redditi 2013. Da luglio l'istituto invierà un sollecito su carta a chi non ha risposto.
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I pensionati che hanno già utilizzato il canale telematico Inps in passato potranno inviare all'istituto previdenziale, anche tramite i Caf e i professionisti abilitati, i documenti per effettuare la verifica dei requisiti reddituali o per le prestazioni assistenziali.
I pensionati destinatari di prestazioni collegate al reddito o assistenziali riceveranno infatti un messaggio di posta elettronica che li inviterà a comunicare, entro il 30 giugno, le informazioni relative ai redditi 2013 per certificare il possesso dei requisiti alla fruizione dei benefici. L'avviso interesserà coloro che l'anno scorso hanno trasmesso online la dichiarazione reddituale o di responsabilità.
Collegandosi al sito internet dell'Inps, sezione «servizi online», «servizi per il cittadino» l'interessato potrà accedere alla sezione del portale dedicata alle verifiche reddituali: dopo aver proceduto all'autenticazione potrà immediatamente comprendere se la sua posizione necessita di essere integrata con alcune informazioni. In tal caso l'Inps mediante un apposito modulo consentirà l'invio della documentazione richiesta.
Dal prossimo luglio inoltre, chi non avrà comunicato i dati tramite internet,riceverà su carta, la richiesta della presentazione delle dichiarazioni riguardanti la situazione reddituale o le prestazioni assistenziali con l'indicazione dell'ultimo termine utile entro cui fornire le informazioni.
In mancanza di comunicazione delle informazioni entro i termini previsti, l'Inps è autorizzato a sospendere le prestazioni nel corso dell'anno successivo a quello in cui avrebbe dovuto essere resa la dichiarazione, oltre all'obbligo di restituzione delle somme indebitamente percepite.
Tasi 2014, i contribuenti alla cassa entro il 16 giugno
La Tasi dovrà essere pagata in due rate che scadono il 16 giugno e il 16 dicembre, mentre l'acconto 2014 per gli immobili diversi dall'abitazione principale dovrà essere calcolato con l'aliquota base dell'1 per mille.
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Secondo le principali modifiche introdotte dalle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera al decreto "Salva-Roma ter" in materia di tasse sul mattone, la Tasi dovrà essere pagata in due rate che scadono il 16 giugno e il 16 dicembre (sulla falsariga di quanto è acccaduto per l'Imu), mentre l'acconto 2014 per gli immobili diversi dall'abitazione principale dovrà essere calcolato con l'aliquota base dell'1 per mille, qualora i comuni non abbiano deliberato una diversa aliquota entro maggio.
Queste le novità in sede di esame della legge di conversione del decreto legge 16/2014, che approda questa settimana in Aula per la discussione generale. Il chiarimento sul calendario evita quella "libertà di date" prevista nella legge di stabilità che avrebbe chiamato i contribuenti alla cassa sei volte all'anno ma complica le modalità di pagamento per milioni di cittadini. I Comuni avranno sino al 31 luglio per fissare le aliquote.
La previsione di un siffatto meccanismo non è al riparo di storture e complessità. La prima è che dalla fissazione dell'acconto con aliquota standard sono escluse le abitazioni principali, pertanto nei Comuni che non decidono le aliquote entro maggio, i contribuenti saranno chiamati a pagare l'intera soluzione a dicembre.
Con riguardo alla seconde case, solo per quest'anno, il versamento della prima rata sarà effettuato con l'aliquota base Tasi dell'1 per mille qualora il comune non abbia deliberato una diversa aliquota entro il 31 maggio 2014.
I contribuenti dovranno quindi conguagliare a dicembre l'eventuale il saldo sulla base delle aliquote approvate dai singoli enti entro il 31 luglio 2014. Ma tale previsione rischia di determinare il pagamento in acconto di somme non dovute che quindi dovranno essere poi restituite al contribuente.
L'aliquota standard, infatti, chiede l'1 per mille a tutti, ma in molti Comuni i sindaci non potranno applicarla perchè l'Imu è già al 10,6 per mille e tale pagamento comporterebbe che milioni di contribuenti sarebbero chiamati a versare a giugno un'imposta che dovrà loro essere restituita.
Dal prossimo anno poi, per provare a semplificare la vita a cittadini e imprese, il versamento della'acconto sulla Tasi sarà effettuato sulla base dell'aliquota dei 12 mesi precedenti, mentre il saldo dovrà tenere conto degli atti pubblicati dal comune entro il 28 ottobre. Il contribuente che voglia liberarsi del pagamento in una unica soluzione potrà effettuare un unico pagamento entro il 16 giugno.
Insomma come nel 2012, il cambio delle regole in corsa rischia di essere fonte di errori e incertezze anche per gli addetti ai lavori.
Oltre alle modalità di pagamento, ancora non risulta chiaro se saranno disponibili i bollettini Tasi precompilati che i Comuni dovrebbero inviare ai contribuenti (operazione complessa per la mancanza di dati e informazioni sugli occupanti degli immobili) e restano dei dubbi sul calcolo del tributo in presenza di più proprietari (qui si dovrà chiarire se la Tasi dovrà essere determinata in base alla quota di ciascun proprietario, come per l'Imu) nonchè di come ripartire l'onere tra inquilino e proprietario.
Altro...
Decreto flussi 2014, 15mila posti disponibili
Saranno 15mila gli ingressi per lavoro stagionale nel 2014 secondo quanto stabilito dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 12 marzo 2014 concernente i flussi di ingresso dei lavoratori stranieri per essere impiegati in attività stagionali.
Il numero dei lavoratori che è stato dimezzato rispetto al 2013 riguarda i lavoratori provenienti da: Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Egitto, Repubblica delle Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Ucraina e Tunisia.
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Nell'ambito della quota, 3mila posti sono stati riservati dal governo ai lavoratori extracomunitari che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale.
Per l'Expo di Milano vengono previsti altri 2mila posti per l'ingresso di lavoratori subordinati non stagionali. Dalle ore 9 del 4 aprile è possibile precompilare le domande di nulla osta all'assunzione di lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e altre tipologie per l'anno 2014 all'indirizzo: https://nullaostalavoro.interno.it/Ministero/index2.jsp. fino al 31 dicembre 2014.
La domanda di nulla osta è accolta se siano trascorsi i venti giorni previsti per la trattazione senza che lo Sportello unico per l'immigrazione abbia dato risposta negativa, se lo straniero sia già stato autorizzato nell'anno precedente per lavorare presso lo stesso datore e se nell'anno precedente sia stato assunto e abbia rispettato le condizioni indicate nel permesso di soggiorno.
Riforma del Lavoro, pronta la delega al governo
Questa settimana è stato depositato in Senato il ddl con le cinque deleghe su ammortizzatori, servizi al lavoro, semplificazione, contratti di lavoro e maternità.
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Il disegno di legge delega per la Riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali è arrivato Giovedì in senato. Tra le misure sulle quali il governo chiede di poter legiferare c'è la creazione di una Agenzia nazionale per l'Impiego a cui verrà affidata la gestione delle politiche attive e passive del lavoro con la compartecipazione dello Stato, Regioni e Province autonome e con il coinvolgimento delle parti sociali.
E poi la tanto annunciata riforma degli ammortizzatori sociali con la creazione di un sistema di garanzia universale previsto in favore di tutti lavoratori. L ' ammortizzatore universale riconoscerà tutele uniformi a tutti coloro che perdono il posto di lavoro, anche in forma non subordinata e terrà maggiormente in considerazione la contribuzione accreditata in favore del lavoratore.
Punto di forza del ddl è comunque la riforma dei contratti che dovrà vedere la nascita di un Testo Unico dei rapporti di lavoro nonchè l'introduzione di un nuovo contratto a «tutele crescenti».
Sulla questione la delega mira ad ottenere un riordino complessivo dei contratti di lavoro esistenti per renderli più coerenti con le esigenze del mercato, obiettivo che potrà essere raggiunto anche attraverso una modifica dell'articolo 18 per consentire maggiore libertà di licenziamento ai datori di lavoro almeno nella prima fase del rapporto lavorativo. La delega dovrà essere esercitata, su proposta del ministro del lavoro, entro sei mesi dall'entrata in vigore del ddl.
Ancora il ddl prevede l'introduzione, eventualmente sperimentale, di un compenso minimo orario applicabile a tutti i rapporti aventi a oggetto una prestazione di lavoro subordinato; la possibilità di estendere il ricorso alle prestazioni di lavoro accessorio (voucher) per le attività lavorative discontinue e occasionali, in tutti i settori produttivi, attraverso l'elevazione dei limiti di reddito (attualmente fissati a 5 mila euro annui) e assicurando la piena tracciabilità dei buoni lavoro.
Infine, il ddl prevede l'abrogazione di tutte le norme che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con il nuovo T.u., al fine di eliminare duplicazioni normative e difficoltà interpretative e applicative.
Nella delega vi sarà anche una maggiore tutela alla maternità. Con la garanzia della corresponsione dell'indennità anche a favore delle lavoratrici iscritte alla gestione separata, in particolare quelle a progetto, che attualmente vedono subordinato il loro diritto all'effettivo versamento dei contributi da parte del committente in misura sufficiente alla maturazione del diritto stesso.
Alcune semplificazioni dovrebbero toccare anche i datori di lavoro. Che dovrebbero ottenere lo snellimento delle informazioni da fornire ai Centri per l'Impiego in caso di instaurazione e cessazione del rapporto di lavoro oltre ad un alleggerimento di tutti quegli obblighi documentali previsti nel corso dello svolgimento del rapporto lavorativo.
Due anni di carcere per la truffa a 24 pensionati
Ventiquattro pensionati se la sono vista davvero brutta. Erano rimasti impigliati nella rete di Fabio Salvatori, ex dipendente della finanziaria Ktesios, condannato con l'accusa di truffa a due anni e quattro mesi per aver sottratto ai poveri malcapitati oltre un milione di euro.
La vicenda è del 2008 quando ventiquattro iscritti all'Inps e all'Inpdap ricevono il cedolino dagli istituti di credito che li avvisa che hanno cominciato a pagare 360 rate di 450 euro per prestiti da loro accesi presso la finanziaria di Salvatori. Effettuati subito gli accertamenti in banca scoprono di aver a loro insaputa chiesto prestiti per oltre 1milione euro complessivamente, importo che ora doveva essere rimoborsato.
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Per la banca però era tutto in regola dato che i pensionati avevano depositato carte d'identita e numeri della previdenza. Inevitabile il ricorso alla magistratura innanzi alla quale i poveri malcapitati riescono a dimostrare la loro estraneità, anche se Salvatori si è già messo in tasca il milione.
Alla fine però la vicenda si conclude positivamente con la finanziaria chiamata a restitutire le somme ai pensionati e Salvatori condannato a 2 anni. Per il momento l'unico a pagare anche se la procura aveva individuato sette presunti complici, ma sono stati assolti con formula piena.
Spending Review, le Pensioni escono dalla stretta per ora
Escono dai tagli alla spesa le pensioni e le prestazioni assistenziali. Non ci sarà dunque l'innalzamento dei requisiti per la pensione anticipata e i tagli sulle pensioni di invalidità.
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Si va verso un pacchetto di tagli alla spesa di circa 4,5-5 miliardi per quest'anno. Un taglio modesto che sarà contenuto all'interno di un programma di spending review triennale da 28-30 miliardi che dovrà finanziare anche il fiscal compact. La legge di Stabilità del 2014, con l'entrata in vigore del fiscal compact, ne impegna infatti già una parte consistente, soprattutto per il 2015 e il 2016: si parte dai 500 milioni di quest'anno per salire prima a 10,4 miliardi e poi a 14,8 miliardi nel 2016.
Ma è comunque questo il dato politico che avrebbe dato la Presidenza del Consiglio dei ministri ai tecnici del Ministero dell'Economia per individuare le coperture al decreto taglia cuneo fiscale che dovrebbe vedere la luce entro Pasqua. Resta l'incognita della sanità anche se Palazzo Chigi ha assicurato che non ci saranno tagli lineari sulla salute e che si procederà con interventi in particolare sul pubblico impiego, inasprendo il taglio agli stipendi dei dirigenti pubblici e, in generale, delle retribuzioni sopra i 70mila euro.
Insomma il taglio alla spesa pubblica per il 2014 perde oltre 2,5 miliardi per strada. In sostanza il governo, per bocca del Commissario alla Spendig Review Carlo Cottarelli, si è arreso all'evidenza: non c'è abbastanza tempo per arrivare agli sperati 7 miliardi.
Nella prima versione del documento presentato a Palazzo Chigi, si stimavano risparmi sui ministeri per 2,2 miliardi con interventi per 1,8 miliardi sulle pensioni: il taglio scede ora a un miliardo. Con la precisazione importante che le pensioni non verranno toccate, mentre difesa e sanità dovranno risparmiare 500 milioni a testa.
Un miliardo in meno (da 2 a 1) arriverà dalla riduzione dei trasferimenti, mentre l'efficientamento diretto garantirà 1,8 miliardi anziché gli stimati 2,2. Confermati, invece, i tagli complessivi per 33,9 miliardi alla fine del 2016.
Ad ogni modo per vedere nero su bianco le misure bisognerà aspettare il 15 Aprile quando il governo dovrà approvare il decreto sul taglio del cuneo, dopo il varo del Def atteso per la prossima settimana. Tra i settori nel mirino, ci sono anche tagli agli organi costituzionali, gli incentivi alle imprese, le Authority, una nuova stretta su Inps ed Inail nonchè su Caf e patronati.
Tasi 2014, l'acconto di giugno sarà un rebus
Salta l'ipotesi di vincolare tutta l'aliquota extra dello 0,8 per mille alle detrazioni sulle prime case. I contribuenti saranno chiamati alle Casse entro il 16 Giugno.
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Sulla Tasi non c'è pace. Nella versione licenziata tra giovedì e venerdì dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, infatti, non sono stati apportate correzioni alla «super-Tasi», cioè a quell'aliquota aggiuntiva pari allo 0,8 per mille rispetto alle massime aliquote stabilite dalla legge che può essere applicata dai Comuni per finanziare le detrazioni sull'abitazione principali.
Lo scontro in questi giorni è stato sulla possibilità di introdurre un vincolo di destinazione integrale agli sconti dell'extragettito prodotto dalla Super Tasi. "Ogni comune - spiega Causi deputato del Pd e relatore del provvedimento in Commissione Finanze - è libero di scegliere quale aliquota applicare, fa parte del patto con gli Enti locali.
Il vincolo della legge, però, è chiaro: si possono applicare le maggiorazioni solo garantendo detrazioni tali da permettere di non pagare la Tasi a chi non pagava l'Imu". Come a dire che saranno soprattutto i capienti a sentire sulle spalle il peso dell'aumento dell'imposta.
Forza Italia avrebbe voluto che l'intero extragettito venisse destinato alle detrazioni, "ma in questo modo gli Enti non sarebbero stati in grado di rispettare i vincoli di bilancio. E anche con l'aumento delle aliquote ci troveremo davanti a situazioni diverse: da una parte comuni in equilibrio, dall'altra enti in rosso".
E proprio per evitare che i comuni in difficoltà fossere costretti a togliere le detrazioni a tutti, lo Stato ha stanziato 625 milioni di euro per far quadrare i conti. La prospettiva rimane quindi quella di nuovi incrementi per seconde case, negozi e imprese, ma anche di una Tasi superiore alla vecchia Imu per molte abitazioni principali di valore fiscale medio-basso.
Tutto comunque sarà in discussione almeno fino all'estate, perché gli emendamenti approvati al «salva-Roma» ter hanno prorogato al 31 luglio il termine per chiudere i bilanci preventivi dei Comuni.
L'esame del decreto comunque partirà questa settimana. Poi il decreto approderà al Senato, che per la conversione in legge avrà poco meno di un mese intervallato dalle festività pasquali e dai ponti di primavera.
Nelle modifiche approvate c'è anche il chiarimento che anche la Tasi, come l'Imu, va versata in acconto il 16 giugno e in saldo il 16 dicembre (oppure in soluzione unica a giugno), evitando così che ogni Comune potesse, come prevedeva la regola originaria, scegliere a proprio piacimento le date dei versamenti.
Il pagamento dell'acconto di giugno dovrà essere effettuato sulla base dell'aliquota standard (che chiede l'1 per mille a tutti i contribuenti), con il conguaglio a dicembre per saldare il conto misurato dalle aliquote locali fissate entro il 31 Luglio.
La regola però non interessa le abitazioni principali, per cui in pratica nei Comuni che non decidono le aliquote entro maggio si pagherà l'importo intero a dicembre. Un bel rebus di scadenze. Anche perchè per le seconde case l'aliquota standard vuole l'1 per mille per tutti. E dato che in diversi Comuni i sindaci non potranno chiederla o la vorranno applicare in un modo diverso, milioni di contribuenti rischiano di essere chiamati a pagare a giugno un'imposta che dovrà loro essere restituita.
Tra gli altri ritocchi che sono passati in Commissione ci sono anche i pagamenti dell'Imu per immobili in multiproprietà e le esenzioni dalla Tasi per i rifugi alpini. In particolare per gli immobili in multiproprietà il versamento dell'Imu dovrà essere effettuato dall'amministratore del bene, il quale potrà prelevare comunque l'importo dovuto dal fondo comune e riattribuendo le quote ai singoli titolari con addebito nel rendiconto annuale.