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Riforma del Catasto, al via il primo decreto attuativo
Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane: il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Il nuovo catasto si baserà sui metri quadri e non più sui vani, ridisegnando il panorama immobiliare italiano.
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La riforma del catasto è pronta a decollare anche se per i proprietari di 63 milioni di case il pericolo è un aumento della tassazione collegata ai valori catastali degli immobili. Se non calibrata con attenzione, la riforma rischia di generare il caos, visto che in alcuni casi i valori potrebbero raddoppiare dall'oggi al domani e con essi le tasse.
Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane, il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Al centro, la rifondazione delle commissioni censuarie, oggi praticamente sconosciute e non operative. Le commissioni dovranno studiare ed approvare i nuovi algoritmi che consentiranno di calcolare le rendite catastali ed il valore dell'immobile, base sulla quale si determina poi la tassazione.
A breve dunque il decreto sarà valutato dalle Commissioni di Camera e Senato. Scopo del provvedimento è di rendere operative le attuali commissioni censuarie provinciali (più quella centrale) per ridefinirne le competenze e il funzionamento. La composizione muterà con l'ingresso di tecnici e docenti qualificati, esperti di statistica e di econometria, rappresentanti di Agenzia delle entrate e degli enti locali, magistrati. Le commissioni dovranno determinare una funzione statistica in grado di stimare il valore medio degli immobili attraverso l'introduzione di specifici coefficienti che prenderanno in considerazione il valore di mercato della casa al metro quadro nell'ultimo triennio. Dovrebbero entrare nella valutazione anche l'ubicazione dell'immobile e la presenza di servizi nel quartiere, l'esposizione, l'affaccio, l'ascensore, lo stato di manutenzione, l'efficienza energetica.
"È impensabile che con la riforma si possa azzerare l'iniquità attuale, ma la ridurremo di molto", assicura Gianni Guerrieri, direttore centrale dell'Osservatorio del mercato immobiliare. "Il nuovo catasto sarà non solo più equo dal punto di vista fiscale, ma più dettagliato, preciso, efficace, trasparente. E dunque potrà migliorare nel tempo, fino ad eliminare del tutto anche l'iniquità residua". Questo perché l'algoritmo può essere corretto e aggiornato. Pensare però che i futuri valori delle case replicheranno quelli di mercato, sembra errato. "Lo scopo non è quello", spiega ancora Guerrieri, a capo di un'équipe di lavoro presso l'Agenzia delle entrate. "Ma far sì che quel rapporto sperequato oggi esistente - in media il valore di mercato è tre volte quello catastale - sia quantomeno uguale per tutti. Al contrario, oggi per alcuni è dieci volte, per altri uno. E la conseguenza è che nel primo caso le tasse sono assai basse e magari si vive nei centri storici, nel secondo alte e si sta in periferia".
I cinque anni previsti dall'Agenzia delle entrate per riformare il catasto potrebbero però essere ridotti a tre. "Abbiamo fatto delle simulazioni, presentate in audizione anche alla Camera, il nostro Consiglio nazionale dei geometri ha aperto un tavolo di studio e siamo convinti di farcela in un triennio", insiste Mirco Mion, presidente Agefis, l'associazione dei geometri fiscalisti. "Il 70% delle vecchie abitazioni è accatastato con vani. In questi casi occorrono stime dirette per valutare i metri quadri, cardine della riforma. E i 107 mila geometri italiani potrebbero essere assai utili alla causa, come tecnici esperti interlocutori di Comuni e commissioni censuarie. Tra l'altro mi auguro che queste commissioni siano davvero indipendenti. Dare l'ok a funzioni statistiche male impostate, produrrà solo caos e ricorsi".
Rendite Finanziarie, l'aumento al 26% coinvolge anche le casse di previdenza
Cambia il regime fiscale applicabile a partire dal prossimo 1° luglio 2014 ai redditi di capitale e diversi percepiti dalle Casse di previdenza dei professionisti. La tassazione passerà al 26%.
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Il decreto Irpef colpisce anche la tassazione dei rendimenti di natura finanziaria dei fondi pensione. Se infatti fino al 30 giugno 2014 i redditi di capitale e diversi percepiti dagli enti previdenziali dei professionisti saranno tassati nella misura del 12,5% se riferiti a titoli di Stato, e al 20% negli altri casi, dal 1° luglio, le plusvalenze e i redditi di capitale relativi a tale categoria di titoli subiranno un prelievo pari al 26% del loro ammontare.
«Le Casse previdenziali – spiega un comunicato dell'Adepp, l'associazione nazionale degli enti previdenziali privati – vengono trattate alla stregua di fondi speculativi, quando invece il nostro compito è quello di creare e far rendere la pensione di due milioni di professionisti. L’attuale tassazione delle rendite del 20% costa alla previdenza privata circa 450 milioni di euro, che si traduce in una riduzione delle future pensioni, già molto basse, di circa l’8%, con l’aliquota al 26% si sale a circa il 12% delle prestazioni attese”.
“Con la tassazione al 26% anche per le Casse, si mette in atto una gravissima lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei, dato che chi versa all’Inps non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre in Europa chi è iscritto alle Casse private ha una tassazione compresa tra lo zero e il tre per cento”.
L'aggravio secondo l'Adepp inciderà ovviamente sia sulla sostenibilità delle prestazioni attualmente erogate dalle Casse, che sulle future pensioni che verranno erogate ai professionisti in attività. Sul fronte delle prestazioni pensionistiche erogate, continua a essere agevolata la tassazione delle prestazioni erogate dai fondi pensione appartenenti alla previdenza complementare in quanto alla rendita erogata agli iscritti viene applicata un'aliquota massima del 15% al netto della parte derivante dai rendimenti già tassati in capo al Fondo. Nel caso delle prestazioni erogate dagli enti previdenziali dei professionisti, le prestazioni sono totalmente assoggettate a Irpef, senza tener conto dei rendimenti già tassati in capo alle Casse.
Agli iscritti agli enti previdenziali dei professionisti resta il fatto che non vi è alcun limite alla deducibilità Irpef dei contributi ivi versati, mentre per quelli versati alle forme di previdenza complementare è in vigore un limite massimo di deducibilità pari a 5.164,57 euro.
Dipendenti Pa, dalla Riforma più merito e mobilità
Il Premier: "Più merito, più mobilità, più qualità sono le parole chiave. Studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi".
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Si susseguono gli incontri tra Matteo Renzi, i ministri Marianna Madia e Maria Elena Boschi, il sottosegretario Graziano Delrio e diversi tecnici per mettere a punto i dettagli dell'intervento di riforma della Pa che il premier vuole varare entro questa settimana. Un nuovo intervento questa volta dedicato alla Pubblica Amministrazione che sicuramente riguarderà la dirigenza, ha fatto intendere lo stesso premier Matteo Renzi nei giorni scorsi.
Su questo fronte non dovrebbero essere introdotti nuovi scaglioni retributivi, come si era ipotizzato i un primo momento, ma dovrebbe ancorarsi parte della retribuzione alle performance del Paese. Che tradotto significa predisporre una prima mini-riforma dei criteri di premialità della dirigenza legando parte dell'ammontare dei riconoscimenti economici al realizzarsi di indicatori macro come in primo luogo l'andamento del Pil, forse anche la disoccupazione o comunque un indice soppesato di benessere economico.
Il nuovo governo vuole anche introdurre il ruolo unico e procedere al ridisegno del sistema dei concorsi e dei corsi di formazione con una rivisitazione e razionalizzazione dell'attuale sistema delle scuole di formazione. Le cinque scuole in questo settore, la Scuola superiore di economia e finanze, la Scuola superiore della pubblica amministrazione, quella dell'amministrazione locale, quella dell'Interno e l'istituto diplomatico Mario Toscano potrebbero essere riorganizzate in quanto trattasi di strutture simili che quintuplicano i costi per il bilancio dello stato.
L'obiettivo secondo Renzi è realizzare un modello di reclutamento capace di garantire una maggiore mobilità tra i dirigenti da accompagnare con un ulteriore intervento sulle retribuzioni, probabilmente ripensando l'indennità di posizione.
Poi c'è il fronte della "staffetta generazionale", annunciata nelle scorse settimane dal Ministro Madia che potrebbe preludere ad uno sblocco del turn over associato anche ad un ripensamento del pensionamento nel pubblico impiego. Il numero di partenza è quello indicato dal commissario straordinario, Carlo Cottarelli, 85mila dipendenti, una cifra «non molto elevata in rapporto all'occupazione nella Pa» ha ripetuto davanti alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato.
Garanzia giovani, dal 1° maggio parte il piano per gli inattivi
Particolare attenzione agli 'under 25'. Coinvolte le Regioni: alcune hanno già firmato la convenzione con il ministero. Obiettivo del piano, garantire un’offerta valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione. Stage retribuito di 500 euro al mese
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Il 1° maggio partirà il progetto garanzia per i giovani. Un piano ambizioso, che servirà a dare un'opportunità in più ai ragazzi dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano. L'avvio è in una data simbolica, cioè la festa dei lavoratori. Un lavoro che purtroppo da anni scarseggia, soprattutto per i giovani. Sarà un segnale. In una nota il ministero ha chiarito alcuni contenuti. Un ruolo importante per la sua attuazione è quello delle Regioni cui spetta la gestione della quasi totalità delle risorse disponibili (1.413 milioni su 1.513).
"Il lavoro di programmazione che ha avuto luogo nei mesi scorsi si è svolto in un clima di leale collaborazione con gli enti - riferisce la nota - come pur nella comprensibile dialettica che sempre accompagna il confronto tra ruoli diversi. È stato, a giudizio del Ministro, un lavoro proficuo, che ha consentito di introdurre nella tematica dei servizi per il lavoro numerosi elementi di novità, in un quadro di rafforzata collaborazione".
Le convenzioni con le Regioni
E proprio su questo punto il ministero chiarisce: "Quanto alle convenzioni, che costituiscono lo strumento amministrativo per regolare i rapporti tra Ministero del Lavoro (titolare del Programma) e Regioni (che del Programma saranno i soggetti attuatori), ad oggi sono state firmate quelle con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Sardegna, mentre sono già pervenute quelle di Toscana e Veneto, che saranno firmate nei prossimi giorni".
Piano rivolto a giovani tra i 15 e i 29 anni
Il piano si rivolge ai giovani che non studiano, né lavorano o sono coinvolti in attività di formazione, tra i 15 ed i 29 anni. Forte sarà l'attenzione per gli “under 25”. Lo scopo principale è garantire loro - spiega la nota del ministero del Welfare- "un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione".
Il portale web
Chi chiamerà materialmente il giovane - ha detto Giuliano Poletti al Corriere della Sera - sarà "il centro per l'impiego o la struttura anche privata accreditata presso la Regione. Sarà quest'ultima a scegliere l'agenzia e a compensarla in base a un tariffario nazionale già pronto. Per ora diciamo che funziona il portale nazionale - rassicura -, che nel frattempo sta contattando anche le cosidette controparti, imprese in testa, perché si iscrivano al portale e depositino le loro offerte".
500 euro al mese per lo stage
Quanto alla retribuzione per gli stage - continua il Corriere - il tariffario nazionale "fissa in 500 euro il compenso mensile a carico della Regione". Per gli altri contratti che siano di apprendistato, a tempo determinato o indeterminato, valgono le regole contrattuali del settore in cui si lavorerà e le leggi nazionali. "Noi non promettiamo lavoro - dice nell'intervista Poletti - L'operazione potrà coinvolgere 900 mila giovani cui verrà offerta un'opportunità".
Decreto Irpef in Gazzetta, ecco le novità in arrivo a maggio
Il decreto Renzi è legge. Conferma il bonus a 10 milioni di lavoratori dipendenti e provvedere al taglio lineare dell'Irap. Ma il beneficio rischia di essere assorbito dall'aumento di altre voci. Per le imprese niente più rateazione sul pagamento dell'imposta sulla rivalutazione dei beni.
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Il testo definitivo del decreto Irpef (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 95/14) conferma quasi tutte le anticipazioni, con diverse novità. Destinatari del nuovo credito introdotto dal comma 1 bis dell'articolo 13 del Tuir, sono, con riferimento alla tipologia del reddito, tutti coloro che percepiranno nel 2014 redditi di lavoro dipendente e alcune categorie di redditi assimilati al lavoratore dipendente. Ne rimangono esclusi i pensionati e le partite Iva. Un beneficio che pesa 640 euro all'anno per i redditi sino a 24 mila euro per poi azzerarsi a quota 26 mila. Il testo, infatti, non indica un valore mensile, ma un valore annuo pari a 640 euro, per l'appunto, riferito all'intero periodo d'imposta. Questo significa che un lavoratore che lavora da gennaio a dicembre riceverà, con riferimento a ciascuno dei dodici mesi in cui ha prodotto reddito di lavoro dipendente 53,33 euro (640 / 12).
L'intervento è coperto inoltre solo per i prossimi mesi del 2014 anche se il governo si è impegnato a renderlo strutturale per il futuro con la prossima legge di stabilità.
Bene anche l'intervento sull'Irap che, seppur timido, è comunque un buon segnale. Qui il taglio è a due velocità per le cinque aliquote Irap: per quest'anno imprese e autonomi dovranno calcolare gli acconti con il metodo previsionale utilizzando le aliquote Irap oggi in vigore ridotte del 4%. L'aliquota ordinaria che dovranno utilizzare a fine novembre imprese e autonomi sarà pari al 3,75%. L'aliquota si riduce poi del 10% (sarà pari al 3,5%) a partire dai versamenti 2015.
Le famiglie tuttavia si troveranno dal prossimo 1° luglio una brutta sorpresa: l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. L'incremento dell'aliquota passa infatti dal 20 al 26%, e colpirà, ad eccezione dei titoli di Stato, gli investimenti in titoli azionari e obbligazioni e, soprattutto, gli interessi su conti correnti postali e/o bancari e depositi. Secondo le elaborazioni del MEF emerge che l'aumento del prelievo su conti correnti, depositi, titoli, obbligazioni e altri strumenti finanziari alla fine peserà per non più di 200 milioni su circa il 45% delle famiglie con redditi bassi.
Per i contribuenti alle prese con il monitoraggio fiscale dei beni posseduti oltre confine (quadro RW di Unico) il decreto irpef cancella inoltre la ritenuta di acconto del 20% applicata direttamente dagli intermediari sui bonifici esteri. Viene meno quindi anche l'obbligo dell'autocertificazione che il contribuente era tenuto a presentare nel caso in cui la ritenuta del 20% non era dovuta.
Sul lato imprese il decreto inserisce il pagamento in unica soluzione (non più in tre rate) dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni delle società. La nuova norma sulla rivalutazione dei beni d'impresa prevede il versamento delle imposte sostitutive (al 16% per i beni ammortizzabili e al 12% per i beni non ammortizzabili) in un'unica soluzione entro il 16 giugno 2014 anziché in tre rate annuali.
Ancora una stretta poi per l'Imu. L'articolo 22 del decreto chiede ai ministeri dell'Economia e dell'Agricoltura di rivedere la mappa dei terreni agricoli di collina e di montagna che potranno beneficiare dell'esenzione dall'imposta municipale propria. L'obiettivo della nuova revisione dell'area di esenzione dovrà assicurare comunque ai comuni un maggior gettito Imu pari a 350 milioni di euro.
Altro...
Statali, " no " a tagli lineari sugli stipendi del pubblico impiego
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, hanno fatto il punto della situazione, in vista della riforma che potrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri la prossima settimana.
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Le fasce intermedie con i tetti alla retribuzione ai dipendenti pubblici, comparse nelle bozze preparatorie del decreto Irpef, non saranno inserite nel decreto sul riordino della Pubblica Amministrazione.
E' quanto hanno stabilito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro delle Funzione Pubblica Marianna Madia in un vertice per fare il punto della situazione.
La Madia ha ribadito la propria contrarietà a tagli lineari ai dipendenti del Pubblico Impiego dopo l'entrata in vigore del tetto ai top manager a 240mila euro; i tecnici lavorano tuttavia a una ridefinizione della parte variabile della retribuzione per evitare che, come è accaduto finora, i premi vengano distribuiti a pioggia.
Secondo quanto anticipato dallo stesso Renzi - « studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi » e « una parte della retribuzione sarà legata alle performance del Paese » (per esempio al prodotto interno lordo). Obiettivo della Riforma sarà la semplificazione attraverso le nuove tecnologie.
Pratiche Online e svecchiamento delle PA - Tra gli elementi salienti della Riforma c'è l'idea di fornire ai cittadini un codice PIN per sbrigare online le pratiche.
La Riforma dovrà prevedere anche l’avvio di un percorso di svecchiamento del personale, che oggi vanta un’età media tra le più alte in Europa. Per questo sono allo studio meccanismi di «staffetta generazionale» come illustrato dalla stessa Madia in Parlamento: sblocco del turn over, favorendo contemporaneamente il pensionamento dei dipendenti più anziani in esubero. Il commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, ha ribadito che la stima di ridurre di 85 mila dipendenti l’organico della Pubblica Amministrazione nei prossimi anni è realistica.
Esodati, ecco il progetto Poletti per i pensionamenti flessibili
Un assegno anticipato di tredici mensilità pari a 760 euro al mese per accompagnare i lavoratori disoccupati con almeno 62 anni fino alla pensione di vecchiaia.
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Giuliano Poletti, come anticipato sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi, ha ripetuto la necessità di intervento strutturale sugli esodati: «Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati». Insomma in ballo c'è una vera e propria modifica dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011, destinata a introdurre un meccanismo di flessibilità necessaria per limitare quegli effetti distorsivi prodotti dalla Riforma Fornero. Almeno in parte ci si prova.
Un intervento orientato in primis a risolvere il problema di coloro che sono rimasti bloccati nelle maglie restrittive della Riforma su cui non si potrà, secondo Poletti, continuare ad approvare "provvedimenti specifici" ma che dovrà anche introdurre un meccanismo in grado di tutelare chi resterà senza lavoro nei prossimi anni a fronte della piu' grave crisi economica dal dopoguerra.
Il nuovo pensionamento anticipato - Il tavolo di confronto partirà tra pochi giorni ma l'Inps ha già ipotizzato i contenuti della Riforma che dovranno essere vagliati dalle parti sociali e dal ministero di Via Veneto. La soluzione ipotizzata si chiama, Apa, acronimo di assegno di pensione anticipata. Prevede che in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017, per i lavoratori dipendenti del settore privato sia possibile percepire un sostegno economico temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con i nuovi requisiti con successiva restituzione della somma complessivamente percepita.
L'assegno sarebbe concesso a condizione che il lavoratore sia in stato di disoccupazione e non sia titolare di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità oppure di altre indennità come ad esempio gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà di settore. In aggiunta il richiedente dovrà aver raggiunto quota 99 cioè almeno 63 anni e 3 mesi di età e 36 anni di contribuzione oppure 62 anni e 3 mesi e 37 di contributi. Un meccanismo che ricorda i requisiti della vecchia pensione di anzianità.
L'importo della pensione conseguibile alla data di presentazione della domanda non dovrà inoltre essere inferiore a 2 volte l'importo del trattamento minimo Inps (circa mille euro per il 2014.) Il vantaggio per i beneficiari sarebbe quello di poter accedere ad un sostegno economico con un anticipo di circa 3 o 4 anni rispetto all'età per la pensione di vecchiaia.
L'importo dell'assegno - L'assegno oscillerebbe, secondo le proiezioni Inps, intorno a 1,7 volte l'importo dell'assegno sociale che si tradurrebbe quindi in circa 765 euro mensili per tredici mensilità. Che si trasformerebbe automaticamente in pensione di vecchiaia al perfezionamento dei requisiti generali previsti dalla Riforma Fornero. Ecco quindi che una volta conseguita la pensione scatterebbe quindi il meccanismo di compensazione che prevede un taglio dell'assegno pensionistico oscillante tra il 2 e il 5%, decurtazione che servirebbe a compensare il prestito ottenuto negli anni precedenti. In soldoni la trattenuta sull'assegno di vecchiaia, secondo l'Inps, si aggirerebbe intorno ai 50-75 euro mensili in media, un valore che secondo Poletti sarebbe accettabile.
Gli oneri per le casse dello stato sarebbero in buona parte recuperati dal minor ricorso alle prestazioni di sostegno al reddito e dalla partecipazione una tantum delle aziende esodanti che sarebbero chiamate a versare all'Inps un contributo fisso pari a 18 mensilità di assegno pensionistico. Aziende che tuttavia sarebbero ricompensate con minori contributi per gli ammortizzatori sociali e con un importante risparmio sugli incentivi all'esodo.
L'agenzia delle entrate fissa i codici tributo per Tari e Tasi
L'Agenzia delle Entrate fissa i nuovi codici tributo per Tasi e Tari per il pagamento degli acconti da effettuarsi entro il prossimo 16 Giugno.
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L'agenzia delle entrate ha diffuso i codici tributo per Tari e Tasi, che consentiranno il pagamento degli acconti in programma per il prossimo 16 giugno.
Per quanto riguarda la Tari ai Comuni che non decidono in tempo valori e regolamenti viene concessa la possibilità di chiedere acconti calcolati in percentuale in base alle regole applicate per Tares, Tarsu o Tia nel 2013. Per i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti conferiti al servizio pubblico possono prevedere l'applicazione di una tariffa corrispettiva in luogo della Tari (articolo 1, comma 668 legge 147/2013).
Per la Tasi, nei Comuni che non approveranno le aliquote entro fine maggio gli acconti dovranno essere richiesti sulla base dei parametri standard (aliquota all'1 per mille) con il rischio di dover restituire il tributo per tutti gli immobili che con le regole locali saranno esentati dal tributo. Ciò dovrebbe incentivare i comuni a determinare in tempo utile le aliquote sulla Tasi.
Codici tributo per la Tari
Codice per il tributo: 3944
Codice per gli interessi: 3945
Codice per le sanzioni: 3946
Codici della Tariffa corrispettiva (comma 668)
Codice per il tributo: 3950
Codice per gli interessi: 3951
Codice per le sanzioni: 3952
Codici della Tasi
Codice per il tributo sull'abitazione principale e le pertinenze: 3958
Codice per il tributo sui fabbricati rurali strumentali: 3959
Codice per il tributo sulle aree fabbricabili: 3960
Codice per il tributo sugli altri fabbricati 3961
Codice per gli interessi: 3962
Codice per le sanzioni: 3963
La Camera approva il decreto Lavoro. Il testo ora all'esame del Senato
La Camera approva in prima lettura il decreto lavoro con 283 sì e 161 no. Il testo ora passa al Senato dove la maggioranza però si presenta divisa.
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L'aula della Camera Venerdì ha confermato la fiducia al governo dando il semaforo verde al dl 34/2014. I sì sono stati 283, compresi quelli di Ncd e Scelta civica (oltre ai deputati Pd), 161 i no, un astenuto. Il dl 34 inizierà quindi il prossimo martedì 29 aprile il suo percorso in Senato, in commissione Lavoro, con un iter piuttosto veloce dato che il provvedimento scade il 19 maggio.
A Palazzo Madama la maggioranza si presenta però divisa, visto che il testo uscito dalla Camera, è molto diverso rispetto al dl originario approvato dal governo a metà marzo, che cercava di correggere in modo piu' incisivo le rigidità introdotte dalla legge Fornero.
In attesa di conoscere cosa deciderà il Senato le modifiche approvate da Montecitorio prevedono che l'acausalità dei contratti a termine sale da 12 a 36 mesi, comprensivi di un massimo di cinque proroghe (contro le 8 previste dal decreto originario). Viene quindi introdotto un tetto del 20% di utilizzo del lavoro a termine calcolato sui dipendenti a tempo indeterminato (e non più sull'organico complessivo come previsto nel testo originario). Si precisa che la formazione pubblica per gli apprendisti torna obbligatoria anche se la disposizione viene temperata dal possibilità di esonero dell'impresa qualora la Regione non si attivi entro 45 giorni. Viene ripristinato il piano formativo individuale, ma con modalità semplificate di redazione. Viene reintrodotta una quota legale di stabilizzazione di apprendisti (pari al 20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) necessaria per consentire al datore di lavoro di poter sottoscrivere nuovi contratti di apprendistato.
Viene ampliato e rafforzato anche il diritto di precedenza delle donne in congedo maternità per le assunzioni da parte del datore di lavoro, nei 12 mesi successivi e in riferimento alle stesse mansioni oggetto del contratto a termine. Al fine di integrare il limite minimo di 6 mesi di durata del contratto a termine (che la normativa in vigore richiede per il riconoscimento del diritto di precedenza) devono calcolarsi anche i periodi di astensione obbligatoria per le lavoratrici in congedo di maternità.
Rendite finanziarie, così gli aumenti al 26% dal 1° luglio
Il Decreto Irpef dispone anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e contestualmente differita al 1° luglio 2014.
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Il decreto Irpef conferma l'aumento dell'aliquota sui redditi di natura finanziaria. Le aliquote attualmente fissate al 20% saliranno dal 1° luglio al 26%, ferme restando le aliquote diverse attualmente in essere per gli interessi e i capital gain sui titoli pubblici italiani ed esteri white list (12,5%) e su alcune altre tipologie di redditi. E passa dal 20% al 12,5% l'aliquota sugli interessi e sui capital gain dei titoli degli enti territoriali di Stati esteri white list.
L'articolo 4 del decreto Irpef prevede anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e differita al 1° luglio 2014. Il provvedimento rappresenta una semplificazione sia per gli intermediari finanziari che per i contribuenti, che non dovranno più compilare alcuna autocertificazione per evitare l'applicazione della ritenuta. La ritenuta era ormai considerata superata dal mutato contesto internazionale caratterizzato da una rete sempre più fitta di strumenti multilaterali che prevedono lo scambio automatico di informazioni.
In tabella sono esposte le variazioni che avranno effetto dal prossimo 1° luglio
Fino al 30 Giugno 2014 | Dal 1° Luglio 2014 | |
Interessi su conti correnti, certificati deposito | Ritenuta 20% | Ritenuta 26% |
Interessi su titoli di stato ed equiparati, titoli di stato white list | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Interessi su titoli di enti territoriali di stati esteri white-list | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Interessi su titoli obbligazionari italiani ed esteri | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Dividendi non qualificati non provenienti da società localizzate in paradisi fiscali | Ritenuta / Imposta Sostitutiva 20% | Ritenuta / Imposta Sostitutiva 26% |
Proventi dei fondi comuni di investimento italiani o Ue | Ritenuta Imposta 20% | Ritenuta Imposta 26% |
Altri proventi da fondi comuni diversi | Ritenuta Acconto 20% | Ritenuta Acconto 26% |
Fondi Pensione | Imposta sostitutiva 11% | Imposta sostitutiva 11% |
Polizze Vita | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Capital Gain su titoli di Stato ed equiparati, sui titoli di stati esteri white list | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Capital Gain sui titoli di enti territoriali di stati esteri white list | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Capital Gain su altri strumenti finanziari diversi da partecipazioni qualificate | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Proventi dal Risparmio Gestito | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 26% |